Il singolare imbarazzo della ragazza di “An American Girl in Italy”

Fiorenzo Ranieri

A tutti è capitato di vedere almeno una volta “An American Girl in Italy”. Questa foto è stata realizzata a Firenze nel 1951 da Ruth Orkin, una giovane fotografa americana destinata a diventare tra le più famose della sua generazione. L’immagine mostra una bella ragazza a passeggio palesemente imbarazzata dai commenti e dai gesti di un gruppo di maschi italiani. E’ probabile che molte donne si siano identificate con il personaggio della foto, dato che “An American Girl in Italy” almeno fino all’inizio del decennio scorso risultava al secondo posto tra i poster più venduti al mondo. La storia della foto è particolare. La protagonista della foto è Ninalee Craig, una ragazza americana che la Orkin aveva appena conosciuto in albergo e alla quale la fotografa aveva proposto di farle da modella. Le due ragazze in giro di domenica mattina per Firenze in cerca di occasioni per una buona foto passano accanto al Caffè Gilli. E’ quasi ora di pranzo, in giro ci sono solo uomini, le donne sono a casa, come usava nell’Italia d’allora, a preparare il pranzo. Ruth nota qualche sguardo ammiccate e ha una idea improvvisa. Chiede a Ninalee di tornare indietro e ripercorrere il tratto di marciapiede da cui erano arrivate. Intanto si avvicina ai giovani presenti e chiede loro di notare la sua amica, di farle dei versi, di fare qualcosa per attirare la sua attenzione. Chiede anche ai ragazzi sulla lambretta di avvertire tutti di non guardare in camera mentre si va a piazzare al centro della strada vuoto per scattare la foto. Ci sono quindici tra giovani e uomini fatti e tutti partecipano a questa performance improvvisata, che mischia il set cinematografico alla foto di strada. Qualcuno fischia, qualcuno forse esagera (il giovanotto sulla sinistra si tocca i genitali), tutti guardano Ninalee. Sebbene si tratti in qualche modo di una situazione volutamente creata, quello che colpisce in “An American Girl in Italy” è la spontaneità dei personaggi. La grandezza di questa foto è proprio l’apparire come un pezzo di cinema, dove però l’autenticità che traspare travolge qualsiasi idea di set. È come affacciarsi in strada e allo stesso tempo andare in un cinema. L’espressione di Ninalee Craig appare come un imbarazzo sincero, la ragazza sente tutti gli sguardi su di lei, sembra addirittura intimorita. Viene da pensare che la sua amica Ruth le abbia tirato un gioco mancino, infilandola in una situazione improvvisamente difficile, inattesa.

La foto è così famosa che sessanta anni dopo c’è stato chi si è presa la briga di intervistare Ninalee Craig per chiederle come si era sentita in quel momento circondata dai fiorentini che bighellonavano davanti al bar. E Ninalee ha raccontato: “È come se quegli sguardi mi trasmettessero sicurezza in me stessa: mi veniva da alzare un po’ più il mento e andare avanti a testa alta. Fa bene quel tipo di sguardo”. Dunque un vissuto piuttosto lontano dall’imbarazzo che immagina chi osserva. Forse una indiretta conferma di quanto imbarazzo e vergogna siano vicine al narcisismo. Vergogna deriva da “vereor gognam” che significa “temo la gogna, la mia esposizione pubblica”. Ma se l’esposizione conferma una immagine di me stesso l’imbarazzo può trasformarsi in qualcosa di piacevole. Utilizzando le parole dello psicoanalista Wurmser “la vergogna è la compagna velata del narcisismo”. Vergogna deriva da “vereor gognam” che significa “temo la gogna, la mia esposizione pubblica”. Ma se l’esposizione conferma una immagine positiva di se stessi l’imbarazzo può trasformarsi in qualcosa di piacevole.

Ninalee Craig oggi

Bibliografia

Agresti F. (2013). VeraFotografia: “An American Girl in Italy”. http://www.francescoagresti.com/vera-fotografia-an-american-girl-in-italy/

Rauso A. La vergogna in psicoanalisi. https://lavergognadellartista.wordpress.com/25/

Ruth Orkin Photo Archive : http://www.orkinphoto.com/photographs/american-girl/

Wurmser L (1981). The mask of shame. J. Hopkins University Press, Baltimore

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