PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LA STANZA DI ERIC”

Presentazione del libro “La stanza di Eric” di Ismaela Evangelista

Sabato 3 dicembre 2016 – ore 17,00

Mondadori Bookstore – Libreria Mondadori – Via Roma 15   Arezzo

Introduzione di Fiorenzo Ranieri

Elisabetta Bellagamba e Valentina Di Chiara conversano con l’autrice

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Passione del rischio – di David Le Breton

Fiorenzo Ranieri

“Ogni ricerca di limiti, in ultima analisi, sollecita la morte per garantire l’esistenza”. La frase, tratta da “Passione del rischio” di David Le Breton, è un buon punto di partenza per discutere di uno dei più famosi testi sulla ricerca del rischio estremo. Il saggio è del 1991, ma conserva una discreta attualità nella descrizione del fenomeno. I “conquistatori dell’inutile” degli anni ottanta, periodo in cui venne raccolto il materiale del libro, non sono affatto diversi da quelli di oggi: si lanciano con l’elastico, si arrampicano, praticano base jumping, usano sostanze psicoattive, corrono in automobile e fanno gare, commettono piccoli ma appariscenti reati e altro ancora.

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Le Breton affronta il rischio estremo da un punto di vista antropologico. Mette subito in chiaro che cercare il rischio può essere una strada del tutto particolare per “sentirsi esistere”, contrapponendo se stessi ad una società alienante. La ricerca del rischio, tuttavia, può trasformarsi progressivamente in una condotta ordalica, l’abbandono di se stessi al “giudizio di Dio”, l’affidarsi al destino per ricevere una parola oracolare sul proprio diritto di esistere e sul proprio avvenire. La finalità del gesto azzardato è allora del tutto diversa. Continua a leggere Passione del rischio – di David Le Breton

Fuggire da sé – Una tentazione contemporanea – di David Le Breton

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da la Repubblica.it

In una società come la nostra — che vede erodersi le protezioni comunitarie, mentre un individuo sempre più solo e privo di certezze viene chiamato a continui cambiamenti e a nuove, diverse prestazioni — la tentazione di tagliare l’angolo e scomparire è piuttosto forte. Accade per senso di inadeguatezza, stress da lavoro, o più semplicemente perché si è deciso di chiamarsi fuori dal gioco. Di queste e altre ragioni dà conto il sociologo e antropologo David Le Breton in Fuggire da sé. Una tentazione contemporanea (Raffaello Cortina Editore). Sì, può accadere, accade che una persona non ce la faccia più «a reggere il proprio personaggio». E abbandoni quei panni. Continua a leggere Fuggire da sé – Una tentazione contemporanea – di David Le Breton

La stanza di Eric – romanzo di Ismaela Evangelista

(tratto dal sito della casa editrice Les Flâneurs Edizioni )

Eric è un diciassettenne bello, intelligente e promettente, a cui apparentemente non manca nulla quando, dinanzi ai disagi della realtà, all’improvviso si rifiuta di andare a scuola e sceglie di chiudersi nella sua stanza.

copertina-la-stanza-di-eric Continua a leggere La stanza di Eric – romanzo di Ismaela Evangelista

Mille modi per farsi male

Fiorenzo Ranieri

Ci sono infiniti modi per cercare il rischio in forma estrema. Si può guidare in modo azzardato, investire in borsa in maniera rapida e temeraria, giocare d’azzardo, rubare o danneggiare la proprietà altrui. La sola gamma degli sport estremi, una delle più diffuse forme di ricerca del rischio (Ferrero Camoletto R., 2005), è così vasta da raccogliere un numero molto ampio di praticanti e richiedere un intero apparato tecnico-professionale a supporto, per produrre attrezzature adeguate, offrire training e formazione necessaria, intervenire in caso di necessità di soccorso e fornire l’opportuna assistenza legale (Santoro, 2008).

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Possiamo far rientrare nell’estreme risk seeking le imprese solitarie di naviganti e scalatori, ma anche le sfide e le gare illegali con autovetture, alcune azioni criminali e perfino certe modalità di assunzione di sostanze stupefacenti. Vi sono poi micro forme di ricerca del rischio, per niente appariscenti, che rimangono piccoli segreti personali a meno che non capiti che qualcuno, ad esempio un clinico, non si soffermi ad indagare su questo o quell’episodio. Continua a leggere Mille modi per farsi male

Hikikomori: isolarsi e vivere chiusi dentro una stanza

Elisabetta Bellagamba & Valentina Di Chiara

Il termine Hikikomori è stato utilizzato per la prima volta alla fine degli anni ‘90 da psichiatri giapponesi per definire un nuovo fenomeno che stava diventando sempre più diffuso: l’isolamento di alcune persone dal proprio contesto sociale.

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Che cosa vuol dire Hikikomori?

Il termine Hikikomori, di origine giapponese ma utilizzato di recente anche nel contesto italiano, può essere tradotto con “stare in disparte”, ed indica i ragazzi che si isolano nella propria camera ed interrompono ogni rapporto, sia all’interno della rete amicale che familiare. L’isolamento di questi ragazzi solitamente inizia durante l’adolescenza e può protrarsi per anni andando di conseguenza a compromettere la carriera scolastica e lavorativa con varie forme di gravità. I primi segnali del fenomeno sono riscontrabili a partire da continue e prolungate assenze scolastiche, dall’allontanamento da ogni attività ed interesse tipico dell’età, fino a giungere ad un vero e proprio isolamento nel quale il ragazzo si chiude rispetto agli altri e sceglie solo i momenti nei quali è sicuro di non incontrare nessuno per uscire, ad esempio la notte. Affinché sia possibile utilizzare tale terminologia, è necessario che il ragazzo viva in una condizione di ritiro per almeno sei mesi, e che nel suo percorso di vita non siano presenti problematiche riferibili alla sfera psichiatrica.. Continua a leggere Hikikomori: isolarsi e vivere chiusi dentro una stanza

Hikikomori: quando il ritiro sociale degli adolescenti diventa estremo

Fiorenzo Ranieri

Sul finire del secolo scorso (1998) lo psichiatra giapponese Saitō ha coniato il termine “hikikomori”  per definire una particolare forma di ritiro sociale diffusa in Giappone.

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Saitō elencò nel suo lavoro i segni tipici di questa sindrome: ritiro e evitamento sociale per almeno sei mesi, fobia scolare e abbandono scolastico, apatia, inversione del ritmo circadiano veglia – sonno, comportamento violento in famiglia, in particolare verso la madre. Il segno caratteristico è la autosegregazione nella propria camera di un soggetto che non mostra segnali evidenti di disagio psicologico o malattia mentale.  (Teo & Alan, 2010). Questi adolescenti e giovani adulti evitano le occasioni che portano ad un contatto visivo diretto, ad esempio luoghi dove ci si può salutare, bar, parrucchieri ecc. (Wong, 2009). Continua a leggere Hikikomori: quando il ritiro sociale degli adolescenti diventa estremo

Gianluigi Monniello: Costruzione dell’eroe in adolescenza

Fiorenzo Ranieri

Alcuni giorni fa è venuto a mancare il professor Gianluca Monniello. Neuropsichiatra infantile e psicoanalista, docente universitario, ha dedicato larga parte della sua vita professionale al lavoro con gli adolescenti. La recensione dell’articolo “Costruzione dell’eroe in adolescenza”, un lavoro significativo che orienta alla comprensione della ricerca del rischio in adolescenza, vuole essere un modo per ricordarlo.

In “Costruzione dell’eroe in adolescenza” Monniello ci spiega quanto sia importante per un adolescente costruire in fantasia la figura dell’eroe e come queste fantasie siano utili per il funzionamento della mente adolescenziale. Continua a leggere Gianluigi Monniello: Costruzione dell’eroe in adolescenza

Le emozioni del rischio estremo

Fiorenzo Ranieri

Cosa provano i “rischiatori” quando si lanciano nelle loro imprese? A lume di naso potremmo dire eccitazione, divertimento, piacere.. Una botta di “adrenalina” come racconta nella omonima canzone il gruppo musicale Finley (http://www.youtube.com/watch?v=f8vKEXF8VwM (1)), emozioni forti che fanno rimanere con il fiato sospeso e il cuore in gola chi osserva.

In realtà le emozioni della ricerca del rischio estremo sono un misto di risposte emotive diverse che si accavallano e si inseguono nel corso dell’azione. Continua a leggere Le emozioni del rischio estremo

AltreAdolescenze

 Fiorenzo Ranieri 

www.altreadolescenze.it è uno spazio dedicato ai percorsi di ragazzi e ragazze che comunicano se stessi in forme a volte invisibili, a volte plateali. I percorsi di vita sono sempre unici, individuali, traiettorie che non sono luoghi geometrici ma mentali, esperienziali, relazionali. Le posizioni assunte da ogni “corpo in moto” rivelano a volte tracciati paragonabili a quelli di altri corpi, alle storie di altre vite e consentono a chi osserva di costruire abbozzi di mappe utili per avvicinarsi se e quando c’è voglia e modo di mettersi in ascolto, di mettersi in contatto.

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Le altre adolescenze sono storie difficili o per lo meno complicate. Parlarne, anche solo pensarci, non è facile: il dolore mentale, inutile girarci intorno, è dietro l’angolo. Su questo sito proporremo riflessioni, articoli, immagini, recensioni, commenti come un contributo alle tante mappe da costruire e che una volta abbozzate per loro natura andranno continuamente ridisegnate.