Hikikomori e “Free School”

Valentina Di Chiara

Parlare di hikikomori vuol dire far riferimento ad un termine e ad un fenomeno giapponese che indica quei ragazzi che si chiudono in casa, solitamente nella propria camera, e che interrompono ogni attività sociale, scolastica ed i contatti con il mondo esterno. Si tratta di un fenomeno recente, i cui dati mostrano essere in espansione e per il quale è necessario individuare adeguate forme di intervento.

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Oltre alle terapie individuali, divengono sempre più oggetto di studio gli interventi di gruppo, la cui forza risiede nell’insegnamento di competenze sociali grazie ai feedback che si possono ricevere da altri che stanno vivendo la stessa situazione. Uno degli interventi di gruppo ampiamente utilizzato nel contesto nipponico, vede l’inserimento di questi ragazzi all’interno delle “Free School”. Tali strutture sono state istituite in Giappone a partire dagli anni ‘80 e possono essere considerate delle scuole alternative rivolte a coloro che non riescono a frequentare il canonico percorso scolastico. In particolar modo nascono per dare uno spazio a vittime di bullismo, delinquenti, ragazzi in difficoltà che hanno abbandonato il percorso scolastico e, ad oggi, ne esistono anche di specifiche per il fenomeno hikikomori. Sono la dimostrazione di come, di fronte a problematiche complesse, sia necessario trovare soluzioni al di fuori del sistema obbligatorio. Data la presenza sempre maggiore di queste istituzioni sul territorio, dal 1992 le “Free School” sono state riconosciute dal Ministero dell’Educazione Giapponese come scuole a tutti gli effetti, quindi farne parte permette ai ragazzi di avere una certificazione di frequenza utilizzabile per il sostenimento di esami scolastici. Si tratta di un traguardo molto importante poiché nel contesto giapponese, a chi riporta insuccessi scolastici, viene preclusa la possibilità di entrare nel mercato del lavoro. Non si tratta di scuole tradizionali poiché la loro struttura è molto diversa ed al loro interno non vengono seguiti i programmi prestabiliti a livello ministeriale; le attività alle quali è possibile dedicarsi sono: discipline scolastiche scelte dai ragazzi, attività di gruppo, sportive e giochi. Alcune di queste dedicano uno spazio all’apprendimento di un mestiere ed hanno al loro interno dei laboratori che permettono ai ragazzi di cimentarsi in attività pratiche. Le “Free School” offrono un ambiente di apprendimento meno strutturato rispetto alle scuole statali e molte di queste operano secondo il principio di lasciare i ragazzi liberi di scegliere cosa fare e quando farlo. Possono essere descritte come una risposta alla pressione che i ragazzi giapponesi sentono di uniformarsi agli altri e di ottenere dei risultati che possano fungere da base per la loro vita futura. Esempi di questi istituti sono K2 International di Yokohama e Totsuka Yacht School fondata a Mihama, nate per offrire un’alternativa al sistema standard e per “riabilitare” i giovani, le quali si differenziano per i metodi utilizzati. La prima si basa sulla strutturazione di un’atmosfera rilassata al fine di permettere ai ragazzi di comunicare liberamente tra loro, mentre la seconda sulla pratica “taibatsu”, ovvero sull’uso della forza fisica e della disciplina. Nonostante esitano profonde differenze fra tali organizzazioni, il fine comune tra loro è quello di creare un ambiente nel quale i ragazzi possano sviluppare un pensiero critico, riacquistare fiducia in se stessi e interagire con gli altri. Tali istituti offrono degli efficaci interventi di gruppo da affiancare alle terapie individuali per i ragazzi hikikomori, e possono essere considerati come un ponte tra la loro chiusura ermetica e il mondo sociale che si trova al di fuori delle loro camere.

2 commenti su “Hikikomori e “Free School””

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