Hikikomori – Il re escluso

Fiorenzo Ranieri

La condizione umana dei ragazzi e dei giovani, dei bambini e degli adulti in ritiro psichico e sociale, la condizione dell’hikikomori, è stata raccontata da diversi artisti. Cito a mo’ di esempio, per averne goduto il frutto, l’opera teatrale “Hikikomori” di Holger Schober per la regia di Vincenzo Picone o il bel romanzo “Us” dell’amico e collega, purtroppo di recente scomparso, Michele Cocchi, pubblicato da Fandango nel 2020.

I ragazzi hikikomori sono da tempo protagonisti di fumetti, manga e graphic novel (1). In un articolo del 2014 Heinze e Thomas, due antropologi tedeschi, hanno indagato quale è la visione che i manga giapponesi hanno della persona hikikomori, arrivando alla conclusione che progressivamente il giovane in ritiro sociale stia rappresentando, nella cultura giapponese, una sorta di rivoluzione subliminale dei concetti tradizionali di obbligo, lavoro e mascolinità (2). Una visione sicuramente anche troppo ottimista che fa venire in mente l’aforisma di Karl Kraus: “Il mondo è una prigione dove è preferibile stare in una cella di isolamento”.

Hikikomori – Il re escluso, il nuovo graphic novel di Sara Mignolli e Alessandro Locati pubblicato a maggio da Feltrinelli Comics ci riporta alla dimensione umana di sofferenza e dolore che accompagna la condizione hikikomori.

Il protagonista di cui forse non a caso non sappiamo il nome è un giovane adulto da poco emerso da anni di isolamento. Il giovane arriva nella stanza di un silenziosissimo psicoterapeuta. Vediamo il nostro hikikomori partecipare ad una valutazione psicodiagnostica tradizionale, con l’uso di famosissimi test proiettivi (Rorschach, Thematic Apperception Test) per poi sedersi, dopo un momento di incertezza, sulla poltrona che accoglierà la sua storia. L’escamotage letterario degli autori consente di raccontare i vari momenti della vita del protagonista, con episodi e uno stile di vita del tutto simile a quello di tanti ragazzi e giovani ritirati che arrivano in psicoterapia. Il racconto si snoda con un notevole realismo e in effetti la trama, come sottolineato in terza di copertina, è “frutto di una ricerca accurata e di un contatto diretto degli autori con i ragazzi”. Episodi e vissuti dell’infanzia, della preadolescenza e dell’adolescenza sono del tutto credibili e, sebbene ogni storia terapeutica sia unica e diversa da tutte le altre, le tappe evolutive degli hikokomori quasi sempre si assomigliano in modo sorprendente.

Mancano nell’intreccio di questa interessante graphic novel alcuni passaggi, alcuni snodi. Come riesce il personaggio ad uscire da una condizione di ritiro estremo? Quale fortunato circuito permette l’avvio di un percorso psicoterapico? E soprattutto, cosa siamo oggi in grado di rispondere al protagonista che chiede, narrando della sua fatica di giovane emerso dal rifugio (3): “Non ho mai capito, ancora non riesco a capire perché sia fallito il grande piano, che cosa non abbia funzionato, che cosa ci sia di sbagliato in me”? Non si tratta di una carenza della trama, ma piuttosto di una sollecitazione per il lettore a cercare risposte che ancora non ci sono, ad indagare su cosa porta un bambino a costruirsi come un piccolo re, a comprendere cosa consente ad alcuni, ma non a tutti, di lasciare il proprio “antro di Calipso”, affidandosi come Ulisse ad una zattera che tra mille traversie consentirà di allontanarsi dalla isola di Ogigia, la stanza che per tanti anni ha cullato, ha soddisfatto, ha portato sulla soglia di una immortale onnipotenza possibile solo a patto di una definitiva rottura di rapporti con il mondo degli umani. Come ci ricorda Carolina Pernigo, nella sua bella recensione alla graphic novel, “hikikomori” descrive l’esito del processo (4), ma anche, aggiungo, la costruzione del “Grande Piano” di cui ci racconta Matteo Lancini (5) è l’esito di un processo del quale non conosciamo ancora le caratteristiche. Approfondire le prime relazioni intrafamiliari e come il ritiro psichico e sociale venga utilizzato da bimbi ancora piccolissimi può arricchire le nostre conoscenze e avvicinarci al mondo interno di persone che spesso ci appaiono lontanissime.

Alessandro Locati, Sara Mignolli – Hikikomori. Il re escluso. Feltrinelli Comics, Milano 2023

  1. Si veda il bell’articolo di Manuzzato e Marchisano che illustra e analizza le principali graphic novel e fumetti sul tema hikikomori [Manuzzato, L. M. Q., & Marchisano, S. (2018). Fumetti in una stanza. Hikikomori e NEET nella nona arte. Between, 8(15)].
  2. Heinze, U., & Thomas, P. (2014). Self and salvation: visions of hikikomori in Japanese manga. Contemporary Japan, 26(1), 151-169
  3. Steiner, J. (2011). Seeing and being seen: Emerging from a psychic retreat. Taylor & Francis.
  4. Carolina Pernigo (2023). Quando si inceppa il Grande Destino: “Hikikomori. Il re escluso” di Mignolli e Locati. https://www.criticaletteraria.org/2023/06/maria-sara-mignolli-alessandro-locati-feltrinelli-comics-hikikomori-il-re-escluso.html
  5. Lancini, M. (2020). Il ritiro sociale negli adolescenti: la solitudine di una generazione iperconnessa. Raffaello Cortina Editore.

Social Withdrawal in Preschool Age: A Clinical Case in Intensive Psychoanalytic Psychotherapy

Fiorenzo Ranieri

Pubblicato l’articolo di Fiorenzo Ranieri e Yura Loscalzo: “Social Withdrawal in Preschool Age: A Clinical Case in Intensive Psychoanalytic Psychotherapy” (Ritiro sociale in età prescolare: Un caso clinico in psicoterapia psicoanalitica intensiva) sulla rivista Behavioral Sciences. Il lavoro è scaricabile gratuitamente dal seguente link: https://www.mdpi.com/2076-328X/13/5/354

Di seguito la traduzione italiana del riassunto:

In questo lavoro suggeriamo che il ritiro sociale dei bambini potrebbe essere un precursore dell’Hikikomori, un fenomeno osservato tra gli adolescenti e i giovani adulti. Pertanto, gli interventi di psicoterapia con i bambini in età prescolare che mostrano segni di ritiro sociale potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione dell’Hikikomori. Questo articolo presenta il caso di un bambino di cinque anni trattato con psicoterapia psicoanalitica intensiva, che ha iniziato la terapia perché si rifiutava di andare a scuola e mostrava un comportamento di isolamento dagli altri bambini. Tra gli altri sintomi vi erano regressione, tensione emotiva, incubi ed enuresi notturna e diurna. Inoltre, la relazione in famiglia era difficile, sia tra i genitori che tra questi e il bambino. Il trattamento psicoanalitico intensivo prevedeva tre sedute settimanali per circa un anno, seguite da sei mesi con una seduta settimanale. Oltre a illustrare il processo terapeutico attraverso vignette cliniche tratte dalle sedute, questo articolo fornisce anche indizi su come il ritiro sociale precoce possa contribuire alla costruzione di organizzazioni interne di personalità che portano al ritiro sociale fino all’auto-reclusione (o Hikikomori).

Alle origini del ritiro psichico e sociale: segni precursori nelle osservazioni del bambino piccolo – sintesi Seminario

Il 21 maggio 2022 è stato organizzato dalla Associazione Martha Harris Psicoterapia Psicoanalitica Infanzia Adolescenza di Firenze (AMHPPIA)  il seminario “Alle origini del ritiro psichico e sociale: segni precursori nelle osservazioni del bambino piccolo”. In questo seminario Fiorenzo Ranieri e Miriam Monticelli hanno indagato il rapporto tra ritiro psichico e ritiro sociale partendo dalla ipotesi che il ritiro psichico del bambino piccolo possa essere un potenziale precursore del ritiro sociale chiamato “hikikomori”, un fenomeno che si osserva con molta frequenza tra adolescenti e giovani adulti. In particolare i relatori, utilizzando il metodo della Infant Observation e della Young Child Observation, hanno raccolto osservazioni sulla precocità del ritiro psichico e indicazioni sul suo potenziale legame con lo sviluppo del ritiro sociale. Ranieri e Monticelli hanno cercato di mostrare come il ritiro psichico compaia nei primi momenti di sviluppo e all’interno delle relazioni primarie, e come il ritiro sociale si nutra delle organizzazioni interne che si strutturano a partire da quei momenti.

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Alle origini del ritiro psichico e sociale: segni precursori nelle osservazioni del bambino piccolo

Fiorenzo Ranieri

Di seguito sono disponibili le slide prodotte per il seminario “Alle origini del ritiro psichico e sociale: segni precursori nelle osservazioni del bambino piccolo – Cenni teorici” tenuto per l’Associazione Martha Harris di Psicoterapia Psicoanalitica per l’Infanzia e l’Adolescenza il 21 maggio del 2022 nell’ambito del programma scientifico sul tema “Elementi di riflessione sulla contemporaneità nella clinica dell’infanzia e dell’adolescenza”

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Bambini e ragazzi: tra ritiro sociale e ritiro psichico – prevenire le conseguenze del Covid-19

Fiorenzo Ranieri
Incontro programmato per il 15 febbraio ore 21 – 23
Interverranno:
Silvia Peruzzi
Fiorenzo Ranieri

Trauma e identità ambientale. Disfacimento e riparazione dei luoghi di attaccamento nella mente di una adolescente con sviluppo traumatico

Fiorenzo Ranieri

( Fiorenzo Ranieri (2022). Trauma and place identity: the breaking and repairing of place attachment in the mind of an adolescent with developmental trauma, Journal of Child Psychotherapy, DOI: 10.1080/0075417X.2021.2012498 )

Abstract

Questo articolo illustra le caratteristiche della psicoterapia psicoanalitica con un giovane adolescente che ha avuto eventi avversi nell’infanzia, culminando in un trauma cumulativo. Ciò ha portato all’atrofia del “senso del luogo” e della “identità ambientale”, entrambi parte integrante dello sviluppo di un senso di sé. Il ricordo dei luoghi del paziente sembrava essere stato polverizzato e richiedeva il contatto e il contenimento della mente adulta del terapeuta per trovare la ricomposizione. La relazione terapeutica si è sviluppata grazie alla condivisione di oggetti e luoghi che si erano si frammentano nella mente del paziente. C’era la necessità di condividere località, percorsi, luoghi, anzi intere nazioni avevano bisogno di essere emotivamente ricomposte nel transfert, in modo da assumere forme rudimentali ma pensabili. La psicoterapia ha reso possibile il ritrovamento di parte della memoria del mio giovane paziente attraverso il gioco. L’importanza di questo lavoro intenso ma a breve termine è diventato evidente. La psicoterapia ha consentito la riparazione parziale della capacità di attaccamento ai luoghi, cosa che ha facilitato l’esplorazione del mondo esterno, la possibilità di legame con nuovi luoghi e la costruzione di nuove identità ambientali, insieme allo sviluppo del senso di sé.

Key words: Place attachment; developmental trauma; psychoanalytic psychotherapy; place identity; transference; countertransference; trauma.

Ritiro sociale in adolescenza: lavorare con i genitori

Fiorenzo Ranieri

In questo lavoro (1) mi occupo di una particolare forma di ritiro sociale comunemente chiamata “hikikomori”. Il ritiro consiste in una autoreclusione volontaria in casa di adolescenti e giovani che non mostrano segnali evidenti di malattia mentale. La definizione ripresa da un articolo ben scritto da Kato, Kanba e Teo (2) nel 2019 è la seguente:

1 Marcato isolamento sociale nella propria casa.

2 Durata dell’isolamento sociale continuo per almeno 6 mesi.

3 Significativa compromissione funzionale o angoscia associata all’isolamento sociale.

La condizione di questi individui può essere definita come lieve, moderata e grave se rispettivamente occasionalmente lasciano la loro casa (2-3 giorni/settimana), raramente lasciano la loro casa (1 giorno/settimana o meno), e raramente lasciano una sola stanza.

Gli individui che lasciano frequentemente la loro casa (4 o più giorni/settimana), per definizione, non soddisfare i criteri per essere definiti l’hikikomori. La durata del ritiro sociale senza interruzioni dovrebbe essere rilevata (per esempio, 8 mesi). Gli individui con una durata di ritiro sociale continuo di almeno 3 (ma non 6) mesi dovrebbero essere considerati come pre-hikikomori. Tipicamente L’età di insorgenza si ha durante l’adolescenza o la prima età adulta. Tuttavia, l’insorgenza dopo la terza decade non è rara. Il ritiro sociale può rientrare in uno stato psichiatrico, ma molti hikikomori non rientrano in una categoria diagnostica definita.

Gli specificatori che seguono non sono criteri obbligatori, tuttavia possono essere utili per caratterizzare ulteriormente gli hikikomori: Continua a leggere Ritiro sociale in adolescenza: lavorare con i genitori

Il ragazzo hikikomori – un racconto

Fiorenzo Ranieri

L’avvocato Marzi guida e rimugina sulle due udienze perse per accompagnare Marco. La collega di studio lo sostituirà, certo, ma non è lo stesso. Marzi dà un colpetto sulla coscia del suo cliente.

  • Tranquillo, non ti voglio con quella faccia. È un punto a sfavore se ti sentono impaurito.

Marco si rigira dall’altro lato, a guardare i passanti sul marciapiede. Stringe un labbro con i denti, non vuole essere visto. “Faceva così anche da piccolo” pensa Marzi, “almeno bestemmiasse”. È affezionato a quel ragazzo, specie da quando ha perso il padre, Sergio, un amico vero.

  • Guarda se intravedi un parcheggio.

Beccarne uno a quest’ora fra gli uffici della Regione e il Catasto è quasi un miracolo. Trovano posto incastrando il BMW tra una utilitaria e un bidone della spazzatura. Una manovra millimetrica. Scendendo Marco apre bocca per dire:

  • Pensavo avresti graffiato.
  • Spicciamoci, non voglio arrivare in ritardo,

risponde spiccio l’avvocato, comunque inorgoglito per quello che gli sembra un complimento.

La sede dell’Ordine degli Psicologi è in una palazzina anonima, un appartamento tra i tanti, con il vantaggio di avere nei paraggi alcune fermate degli autobus e la stazione della Metro. I due salgono a passo svelto le rampe di scale fino al secondo piano. Marco e l’avvocato condividono la fobia per gli ascensori, ma ognuno dei due ignora questa piccola debolezza dell’altro. Alla porta d’ingresso Marzi pigia il pulsante del campanello. Sono in anticipo, un impiegato li accoglie indirizzandoli in una saletta d’attesa. I divanetti in stoffa ruvida sono un po’ scomodi, Marco si accuccia in un angolo, mentre l’altro comincia ad andare su e giù, dalla porta all’unica finestra. A vederli sembrano padre e figlio. Continua a leggere Il ragazzo hikikomori – un racconto

ASCOLTARE LE EMOZIONI E RICONOSCERE I BISOGNI

https://youtu.be/xf9AXd9Pt3M

Webinar 10 giugno ore 21.00 – Ascoltare le emozioni, riconoscere le emozioni

Il webinar è rivolto a genitori con figli nella fascia età 11-17

I genitori possono interagire con l’esperto scrivendo a: https://wa.me/message/VSJAMS2N6IQNH1 Ciclo di webinar gratuiti sulla genitorialità organizzati nell’ambito di “Vagabondi efficaci”, progetto selezionato da Con i Bambini – Fondo della povertà educativa minorile

Chi è un hikikomori? Nuove interpretazioni di un fenomeno in buona parte ancora sconosciuto

Fiorenzo Ranieri

Sebbene il concetto di hikikomori sia ormai diffuso nel mondo della psicologia clinica e della psichiatria come in quello della sociologia e della antropologia, permangono molti dubbi su chi sia un hikikomori e quali possano essere i criteri che consentano di riconoscere in modo univoco questa particolare forma di ritiro sociale. Il dibattito sugli hikikomori, sviluppandosi e approfondendosi anche grazie a ricerche e studi clinici, sta via via portando a nuovi modelli che mettono in crisi la rappresentazione iniziale di questo fenomeno. Nelle pubblicazioni degli addetti ai lavori compaiono nuove visioni sempre più articolate e dinamiche. In tal senso l’articolo pubblicato da Kato, Kanba e Teo nel 2019 è di sicuro interesse. Di seguito uno stralcio dell’articolo in cui gli autori si soffermano sui criteri per l’assessment (rif. bibl.: Kato, T. A., Kanba, S., & Teo, A. R. (2019). Hikikomori: Multidimensional understanding, assessment, and future international perspectives. Psychiatry and clinical neurosciences, 73(8), 427-440).

Modello multidimensionale delle condizioni di hikikomori

Fino a questo punto [dell’articolo] abbiamo delineato le basi mentali e sociali che danno origine all’hikikomori e alle condizioni simili all’hikikomori. In realtà, la maggior parte delle persone con hikikomori presenta vari sintomi/segni psichiatrici ed è importante fare una valutazione multiassiale. La nostra attuale concettualizzazione dell’hikikomori nel campo della psichiatria è proposta nella figura 1. Supponiamo che anche in assenza di una chiara diagnosi di disturbi psichiatrici, molte persone con hikikomori si trovino in una “zona grigia” e il fatto che non sia stata diagnosi formale di disturbi psichiatrici non equivale all’assenza di sofferenza mentale (distress); quindi, crediamo fortemente che, soprattutto, si debba tenere in debito conto questa sofferenza. Continua a leggere Chi è un hikikomori? Nuove interpretazioni di un fenomeno in buona parte ancora sconosciuto