Pubblicato l’articolo di Fiorenzo Ranieri e Yura Loscalzo: “Social Withdrawal in Preschool Age: A Clinical Case in Intensive Psychoanalytic Psychotherapy” (Ritiro sociale in età prescolare: Un caso clinico in psicoterapia psicoanalitica intensiva) sulla rivista Behavioral Sciences. Il lavoro è scaricabile gratuitamente dal seguente link: https://www.mdpi.com/2076-328X/13/5/354
Di seguito la traduzione italiana del riassunto:
In questo lavoro suggeriamo che il ritiro sociale dei bambini potrebbe essere un precursore dell’Hikikomori, un fenomeno osservato tra gli adolescenti e i giovani adulti. Pertanto, gli interventi di psicoterapia con i bambini in età prescolare che mostrano segni di ritiro sociale potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione dell’Hikikomori. Questo articolo presenta il caso di un bambino di cinque anni trattato con psicoterapia psicoanalitica intensiva, che ha iniziato la terapia perché si rifiutava di andare a scuola e mostrava un comportamento di isolamento dagli altri bambini. Tra gli altri sintomi vi erano regressione, tensione emotiva, incubi ed enuresi notturna e diurna. Inoltre, la relazione in famiglia era difficile, sia tra i genitori che tra questi e il bambino. Il trattamento psicoanalitico intensivo prevedeva tre sedute settimanali per circa un anno, seguite da sei mesi con una seduta settimanale. Oltre a illustrare il processo terapeutico attraverso vignette cliniche tratte dalle sedute, questo articolo fornisce anche indizi su come il ritiro sociale precoce possa contribuire alla costruzione di organizzazioni interne di personalità che portano al ritiro sociale fino all’auto-reclusione (o Hikikomori).
Questo articolo illustra le caratteristiche della psicoterapia psicoanalitica con un giovane adolescente che ha avuto eventi avversi nell’infanzia, culminando in un trauma cumulativo. Ciò ha portato all’atrofia del “senso del luogo” e della “identità ambientale”, entrambi parte integrante dello sviluppo di un senso di sé. Il ricordo dei luoghi del paziente sembrava essere stato polverizzato e richiedeva il contatto e il contenimento della mente adulta del terapeuta per trovare la ricomposizione. La relazione terapeutica si è sviluppata grazie alla condivisione di oggetti e luoghi che si erano si frammentano nella mente del paziente. C’era la necessità di condividere località, percorsi, luoghi, anzi intere nazioni avevano bisogno di essere emotivamente ricomposte nel transfert, in modo da assumere forme rudimentali ma pensabili. La psicoterapia ha reso possibile il ritrovamento di parte della memoria del mio giovane paziente attraverso il gioco. L’importanza di questo lavoro intenso ma a breve termine è diventato evidente. La psicoterapia ha consentito la riparazione parziale della capacità di attaccamento ai luoghi, cosa che ha facilitato l’esplorazione del mondo esterno, la possibilità di legame con nuovi luoghi e la costruzione di nuove identità ambientali, insieme allo sviluppo del senso di sé.
Key words: Place attachment; developmental trauma; psychoanalytic psychotherapy; place identity; transference; countertransference; trauma.
In questo lavoro (1) mi occupo di una particolare forma di ritiro sociale comunemente chiamata “hikikomori”. Il ritiro consiste in una autoreclusione volontaria in casa di adolescenti e giovani che non mostrano segnali evidenti di malattia mentale. La definizione ripresa da un articolo ben scritto da Kato, Kanba e Teo (2) nel 2019 è la seguente:
1 Marcato isolamento sociale nella propria casa.
2 Durata dell’isolamento sociale continuo per almeno 6 mesi.
3 Significativa compromissione funzionale o angoscia associata all’isolamento sociale.
La condizione di questi individui può essere definita come lieve, moderata e grave se rispettivamente occasionalmente lasciano la loro casa (2-3 giorni/settimana), raramente lasciano la loro casa (1 giorno/settimana o meno), e raramente lasciano una sola stanza.
Gli individui che lasciano frequentemente la loro casa (4 o più giorni/settimana), per definizione, non soddisfare i criteri per essere definiti l’hikikomori. La durata del ritiro sociale senza interruzioni dovrebbe essere rilevata (per esempio, 8 mesi). Gli individui con una durata di ritiro sociale continuo di almeno 3 (ma non 6) mesi dovrebbero essere considerati come pre-hikikomori. Tipicamente L’età di insorgenza si ha durante l’adolescenza o la prima età adulta. Tuttavia, l’insorgenza dopo la terza decade non è rara. Il ritiro sociale può rientrare in uno stato psichiatrico, ma molti hikikomori non rientrano in una categoria diagnostica definita.
Sebbene il concetto di hikikomori sia ormai diffuso nel mondo della psicologia clinica e della psichiatria come in quello della sociologia e della antropologia, permangono molti dubbi su chi sia un hikikomori e quali possano essere i criteri che consentano di riconoscere in modo univoco questa particolare forma di ritiro sociale. Il dibattito sugli hikikomori, sviluppandosi e approfondendosi anche grazie a ricerche e studi clinici, sta via via portando a nuovi modelli che mettono in crisi la rappresentazione iniziale di questo fenomeno. Nelle pubblicazioni degli addetti ai lavori compaiono nuove visioni sempre più articolate e dinamiche. In tal senso l’articolo pubblicato da Kato, Kanba e Teo nel 2019 è di sicuro interesse. Di seguito uno stralcio dell’articolo in cui gli autori si soffermano sui criteri per l’assessment (rif. bibl.: Kato, T. A., Kanba, S., & Teo, A. R. (2019). Hikikomori: Multidimensional understanding, assessment, and future international perspectives. Psychiatry and clinical neurosciences, 73(8), 427-440).
Modello multidimensionale delle condizioni di hikikomori
Fino a questo punto [dell’articolo] abbiamo delineato le basi mentali e sociali che danno origine all’hikikomori e alle condizioni simili all’hikikomori. In realtà, la maggior parte delle persone con hikikomori presenta vari sintomi/segni psichiatrici ed è importante fare una valutazione multiassiale. La nostra attuale concettualizzazione dell’hikikomori nel campo della psichiatria è proposta nella figura 1. Supponiamo che anche in assenza di una chiara diagnosi di disturbi psichiatrici, molte persone con hikikomori si trovino in una “zona grigia” e il fatto che non sia stata diagnosi formale di disturbi psichiatrici non equivale all’assenza di sofferenza mentale (distress); quindi, crediamo fortemente che, soprattutto, si debba tenere in debito conto questa sofferenza.Continua a leggere Chi è un hikikomori? Nuove interpretazioni di un fenomeno in buona parte ancora sconosciuto
Yura Loscalzo, Cristian Nannicini, I-Ting Huai-Ching Liu e Marco Giannini si sono impegnati nella costruzione di un questionario self – report per valutare il rischio di ritiro sociale in adolescenti e adulti. Lo strumento è stato costruito in tre fasi con una grande attenzione metodologica e l’utilizzo di raffinate tecniche psicometriche. Il campione è costituito da soggetti italiani e giapponesi. Il risultato finale è uno strumento agile, utilizzabile anche nell’ambito di un colloquio clinico, utile per lavori di ricerca e per progetti di prevenzione. Di seguito riporto paragrafi dell’articolo originario per illustrare le caratteristiche del questionario.
L’Inventario per l’Attaccamento ai Genitori ed ai Pari (IPPA – Armsden e Greenberg, 1987, 1989) è uno strumento self-report rivolto agli adolescenti che misura l’attaccamento rispetto alla madre, al padre ed ai pari. L’IPPA è utilizzato per lo più per ottenere una misura globale del livello di Sicurezza (o forza) dell’Attaccamento.
Il modello di riferimento è la Teoria dell’Attaccamento che ha origine dalle ricerche e dalle teorizzazioni di John Bowlby (1969, 1980). Questa teoria dà risalto al ruolo delle rappresentazioni delle prime esperienze affettive e ne sottolinea l’influenza nei confronti dello sviluppo individuale. La prospettiva evolutiva, condivisa da questo paradigma, con particolare riferimento al concetto di Modelli Operativi Interni, pone l’accento sulla costruzione di uno “stato della mente” legato all’interiorizzazione delle caratteristiche salienti della relazione caregiver-bambino (Main, Goldwyn e Hesse, 2002) che avrà influenza sulla formazione delle relazioni affettive negli anni successivi.
L’adolescenza, in questa prospettiva, costituisce una fase del ciclo vitale peculiare. Se da un lato, infatti, si verificano una serie di ristrutturazioni e cambiamenti dei Modelli Operativi Interni che hanno l’effetto di facilitare il processo di autonomizzazione e distanziamento dalle figure parentali e l’accesso ad un’identità adulta, dall’altro lato è stato sottolineato come queste trasformazioni si compiano partendo dalla base e dai presupposti delle relazioni significative della storia personale (Allen e Land, 1999; D’Isidori, Tambelli e Zavattini, 2001; Zavattini, 2002; Bacchini, Affuso, Esposito e Mercurio, 2004; Grossman, Grossman e Kindler, 2005, Sroufe, 2005).
La ricerca empirica nell’ambito della teoria dell’attaccamento ha sviluppato una serie di strumenti che consentono di valutare l’influenza dei modelli d’attaccamento nelle relazioni significative degli adulti. Tali metodi di indagine non sono rivolti in maniera specifica agli adolescenti. Di particolare rilievo è apparsa, pertanto, l’elaborazione del questionario Inventory of Parent and Peer Attachment – IPPA. Continua a leggere Il questionario IPPA per la misura dell’attaccamento dell’adolescente ai genitori e ai pari
L’articolo “Adolescenti in trattamento psicologico – una indagine epidemiologica descrittiva” scritto da Fiorenzo Ranieri, Lucia Babbini, Elisabetta Bellagamba e Valentina Di Chiara e pubblicato dalla rivista Il Cesalpino, nasce da una indagine retrospettiva sugli adolescenti che si sono rivolti al Servizio di Salute Mentale aretino (UFSMIA). Sono stati analizzati i percorsi clinici di 60 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 18 anni che hanno completato la valutazione psicodiagnostica e sono stati avviati ad un programma terapeutico – riabilitativo. È stata descritta la distribuzione per diagnosi dei soggetti. L’articolo riporta poi per ogni sottogruppo diagnostico il profilo medio al test di personalità MMPI A con relativo codice di Butcher e Williams, l’incidenza di Disturbi Specifici dell’Apprendimento nel campione, il tipo di trattamento avviato e la ripartizione dei casi di Drop Out. Lo studio offre informazioni utili per orientare le equipe curanti nelle scelte dei programmi terapeutico – riabilitativi. Articolo scaricabile dalla pagina della rivista Il Cesalpino e da questol link.
Il fenomeno hikikomori è una forma di grave ritiro sociale, un tema emergente in salute mentale per il quale mancano strumenti di misurazione convalidati. I tipici soggetti hikikomori sono maschi, adolescenti o giovani uomini adulti che si orientano verso l’isolamento in un contesto di difficoltà scolastiche, dinamiche familiari difficili e/o altri fattori di stress psicosociali. Sono individui che consumano quantità esorbitanti di tempo rimanendo chiusi nelle loro camere da letto. Una revisione sistematica della letteratura ha rilevato che questo fenomeno potrebbe essere il risultato di problemi incorsi durante lo sviluppo, come la presenza di un attaccamento insicuro tra bambino e care – giver. Ricerche condotte con piccoli gruppi hanno suggerito che gli hikikomori hanno spesso alti livelli di solitudine e mancano di sostegno sociale nel contesto in cui vivono. La comorbidità del ritiro con sintomi di depressione o altre problematiche psichiatriche sono comuni.
Partendo dal fatto che c’è un grande bisogno di strumenti che possano aiutare la valutazione e l’individuazione di hikikomori in Giappone, Alan R. Teo e un gruppo di suoi collaboratori hanno sviluppato una scala di “self-report” per persone hikikomori, valutandone le proprietà psicometriche e la validità come strumento diagnostico.
Il questionario “Hikikomori Questionnaire (HQ-25)” è composto da 25 item suddivisi in tre sotto-scale: socializzazione (11 item), isolamento (8 item) e supporto emotivo (6 item).
Ecco alcuni degli item utilizzati: Sto lontano dalle altre persone; Adoro incontrare nuove persone; Le persone mi danno fastidio; Mi sento a disagio per le altre persone. Trascorro la maggior parte del mio tempo a casa; Mi sono chiuso nella mia stanza; Trascorro la maggior parte del mio tempo da solo; Non c’è davvero nessuno con cui discutere questioni importanti; Ci sono persone nella mia vita che cercano di capirmi.
La risposta a ogni singolo item si colloca su una scala che va da 0 (fortemente in disaccordo) a 4 (fortemente d’accordo). Sono stati inclusi item in forma negativa per ridurre bias dovuti ad acquiescenza. Il punteggio individuale totale va da 0 a 100. Un cut – off di 42 punti su 100 è stato associato a una sensibilità del 94%, specificità del 61% e valore predittivo positivo del 17%.
Alla ricerca ha partecipato un campione di 399 partecipanti di età compresa tra i 15 e i 50 anni raccolti da contesti clinici (pazienti) e della comunità (volontari). Le proprietà psicometriche sono state valutate con l’analisi fattoriale; la validità diagnostica è stata ulteriormente valutata confrontando la scala del singolo test con un colloquio diagnostico semi-strutturato. La coerenza interna, la affidabilità test-retest e la validità convergente sono risultate del tutto soddisfacenti.
In conclusione il questionario Hikikomori a 25 item (HQ-25), sembra possedere proprietà psicometriche robuste e accuratezza diagnostica in un campione iniziale di giapponesi adulti. Il questionario può essere utile sia per individuare soggetti che non hanno ricevuto alcun tipo di supporto o trattamento clinico, ma anche come strumento per la psicoterapia, (per Teo e colleghi il trattamento privilegiato in questi casi) offrendo indicazioni sulle aree (sotto-scale) che richiedono maggior intervento psicologico.
Gli autori assicurano che saranno condotte ulteriori ricerche sulle proprietà psicometriche dell’Hikikomori Questionnaire (HQ-25) e sulla sua capacità di supportare la valutazione clinica di persone in ritiro sociale acuto.
Teo, A. R., Chen, J. I., Kubo, H., Katsuki, R., Sato‐Kasai, M., Shimokawa, N., … & Kato, T. A. (2018). Development and Validation of the 25‐item Hikikomori Questionnaire (HQ‐25). Psychiatry and clinical neurosciences. doi:10.1111/pcn.12691
Difficile dimenticare il fulminante incipit del racconto “La metamorfosi” di Franz Kafka:
«Gregorio Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un poco il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno e diviso in tanti segmenti ricurvi, in cima a cui la coperta del letto, vicina a scivolar giù tutta, si manteneva a fatica. Le gambe, numerose e sottili da far pietà, rispetto alla sua corporatura normale, tremolavano senza tregua in un confuso luccichio dinanzi ai suoi occhi.(1)».
Meno facile cogliere questo risveglio come una metafora del primo giorno di vita da hikikomori.