La Metamorfosi di Kafka e la famiglia hikikomori

Fiorenzo Ranieri

Difficile dimenticare il fulminante incipit del racconto “La metamorfosi” di Franz Kafka:

«Gregorio Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un poco il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno e diviso in tanti segmenti ricurvi, in cima a cui la coperta del letto, vicina a scivolar giù tutta, si manteneva a fatica. Le gambe, numerose e sottili da far pietà, rispetto alla sua corporatura normale, tremolavano senza tregua in un confuso luccichio dinanzi ai suoi occhi.(1)».

Meno facile cogliere questo risveglio come una metafora del primo giorno di vita da hikikomori.


Qualcuno ci ha provato. Nel testo teatrale “Hikikomori” gli autori Katia Ippaso e Marco Andreoli rappresentano il dramma di un adolescente auto-reclusosi come una rivisitazione contemporanea della Metamorfosi di Franz Kafka. Non a caso il testo teatrale comprende alcuni estratti del celebre racconto.

“Sono tre i personaggi di questa pièce: il Figlio, la Madre e il Nonno. Il Figlio è un adolescente problematico che vive con dolore il sistema autoritario e repressivo messo in piedi dal Padre, personaggio fuori campo presente solo come oscura minaccia. La Madre è l’unica persona che entra in contatto con il Figlio. Tra di loro un combattimento feroce e struggente in cui si alternano momenti di autentica violenza psicologica e fisica e momenti di abbandono radioso. Il Nonno infine è un fantasma che viene a far visita al Figlio, nella stessa stanza in cui tanti anni prima anche lui fu rinchiuso. In questo dramma a porte chiuse che racconta la pressione di una società in cui i figli esprimono in una forma drammatica, estrema, il loro disagio, il finale porta ad una inversione rispetto all’epilogo del racconto di Kafka. Alla fine, la Madre lascerà al ragazzo la possibilità di evadere, prendendo su sé la colpa e la follia, rinchiudendosi dentro quella tana destinata a prendersi le anime dei puri” (2) (3).

Gragor Samsa, il tragico protagonista del romanzo di Kafka, è un precursore degli hikikomori? Il personaggio kafkiano è recluso nella propria stanza, isolato dalla comunità, completamente solo. Guarda il mondo dalla finestra e ascolta le voci dei familiari attraverso la porta. Ha un destino tragico soverchiato da forze impossibili da dominare. Ricordo gli aspetti salienti del racconto (4).

Commesso viaggiatore, Gregor vive con i genitori e la sorella Grete. Svegliatosi nelle sembianze di un mostruoso e gigantesco scarafaggio, non può quasi muoversi, rimanendo confinato nella sua stanza. Nel parlare emette strani versi incomprensibili agli altri. I genitori sono disgustati e spaventati dal nuovo aspetto del figlio e fanno di tutto per evitarlo. Soltanto la sorella mostra compassione e si prende cura di lui, ma si limita a lasciargli del cibo a terra davanti la porta e alla pulizia della stanza mentre Gregor si nasconde sotto al divano per non spaventarla. Gregor trascorre le giornate ascoltando i discorsi dei genitori attraverso i muri, conversazioni basate unicamente sul loro desiderio di liberarsi del figlio e sulla disperata situazione economica in cui sono precipitati dopo che il protagonista ha perso il lavoro. Il giovane, abbandonato al suo dolore, finisce presto per sentirsi un peso, cade in uno stato di depressione, rifiuta il cibo e si indebolisce ogni giorno sempre di più. Nel giro di poco tempo Gregor muore. La sua carcassa viene portata via e gettata come fosse spazzatura. Liberatisi del figlio, per la famiglia Samsa inizia una nuova vita piena di serenità e felicità.

Matthew Bowker, autore del saggio “Hikikomori as Disfigured Desire: Indulgence, Mystification, and Victimization in the Phenomenon of Extreme Social Isolation in Japan”(5), paragonando la condizione del personaggio di Kafka a quella di un giovane hikikomori, trova particolarmente interessante il modo in cui la trasformazione di Gregor trasforma anche (e inverte) le relazioni tra il giovane e la sua famiglia. Prima della Metamorfosi la famiglia è completamente dipendente da Gregor a causa del crollo degli affari del padre. Gregor impegna tutte le sue energie per far fronte ai bisogni economici della famiglia senza tuttavia riceverne un particolare risposta affettiva ma solo una generica gratitudine. La condizione di dipendenza viene capovolta con la Metamorfosi e il giovane si trova ad essere del tutto assoggettato ai familiari. Gregor da che era l’unica fonte di reddito per la famiglia si trova a dover essere assistito; nutrito e la sua stanza deve essere pulita. La sua deturpazione significa che, a differenza di un bambino adorato, deve chiudersi a chiave nella stanza da letto, escludere contatti significativi ed essere privato di tutto tranne che delle più elementari necessità.

Quindi in questa storia per Bowker si trovano un insieme di dinamiche quasi identiche a quelle dell’hikikomori che ritorna ad uno stato simile ad un bambino ma distorto e angosciante sia per l’individuo che per la sua famiglia. La richiesta di cura e attenzione di Gregor viene raggiunta solo attraverso la coercizione, l’auto-trasformazione e l’isolamento.

Una possibile interpretazione è che Gregor non sia mai stato considerato una persona nella sua famiglia, ma piuttosto un oggetto utile per soddisfare i bisogni consapevoli e non consapevoli degli altri membri del nucleo familiare.

La morte fisica di Gregor è causata dalla fame, ma l’esistenza di Gregor, il suo Sé o la sua esistenza psichica, finisce nel momento in cui la sorella Grete convince la famiglia che “devono solo cercare di liberarsi dell’idea che questo è Gregor”. Quello che possiamo considerare come un tentativo estremo e senza speranza di ricevere un riconoscimento come persona si trasforma così in una negazione della stessa identità del giovane. Grete sostiene che il vero Gregor sarebbe stato troppo premuroso per pretendere attenzioni della sua famiglia per così tanto tempo. Cioè, il vero Gregor si sarebbe ucciso da solo o si sarebbe esiliato da casa per il loro bene molto tempo prima e si sarebbe vergognato di aggirarsi richiedendo cure e sacrifici a tutti.

Nel momento della sua morte, Gregor, tragicamente, arriva ad essere d’accordo con la famiglia che, nella sua nuova forma “mostruosa”, non è se stesso, non è amabile, e quindi deve essere eliminato.

La trasformazione “misteriosa” di Gregor è, allo stesso tempo, la rivendicazione di una relazione affettiva significativa, una auto-carcerazione e la fuga da una condizione dolorosa. Ciò che è irresistibile e tragico nella storia, naturalmente, è che non dovrebbe essere necessario che Gregor venga sfigurato, o che arrivi a concepire se stesso come sfigurato, per riconosce ed esplicitare il proprio desiderio di amore e cura. La trasformazione di Gregor può essere letta come un tentativo di riscoprire il suo bisogno di una relazione in cui le emozioni e i desideri vengano accolti diventando parte di una relazione affettiva nutriente. Il tentativo alla fine fallisce perché Gregor non è in grado di sperimentare o agire il suo desiderio senza essere sopraffatto dalla vergogna e dal disprezzo di sé, così suo desiderio viene trasformato in qualcosa di orribile. Gregor da un lato si sforza di soddisfare i suoi bisogni affettivi e dall’altro sabota la sua stessa richiesta di affetto diventando mostruoso per coloro dai quali desidera profondamente amore. Se è il conflitto interno tra la vergogna di Gregor e il suo desiderio di amore che causa la sua deturpazione, allora la sua metamorfosi sembra molto simile alle metamorfosi di decine di giovani giapponesi hikikomori, che sentono che il loro desiderio di essere realmente accolti e accettati come persone, ma che esprimono questa richiesta con una modalità che li rende mostruosi e ostacola a volte in modo radicale ogni possibilità di comprensione e di accoglimento. Sembrerebbe che la metamorfosi, per così dire, dell’individuo socialmente funzionante all’individuo hikikomori sia caratterizzata da una profonda vergogna e da una speranza impossibile, o, per essere più precisi, da una speranza resa impossibile da un altrettanto potente senso di vergogna.

Note

(1)  https://it.wikipedia.org/wiki/Gregor_Samsa

(2)  https://www.art-city.it/palazzo-venezia/eventi/98-hikikomori.html

(3)  http://www.e-performance.tv/2016/12/hikikomori.html

(4)  https://it.wikipedia.org/wiki/La_metamorfosi

(5)  http://www.psychosocial-studies-association.org/wp-content/uploads/2017/01/Matthew-Bowker-Hikikomori-as-Disfugured-Desire.pdf

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