L’adolescenza lunga di Zerocalcare

Fiorenzo Ranieri –

Zerocalcare disegna bambini, ragazzi, giovani. Racconta delle loro storie e della sua storia. Piace, emoziona, disorienta, allarma, disgusta. Fofi ne scrive: “Zerocalcare è bravissimo nel narrare i giovani della sua generazione e se stesso, non a disegnarli. È proprio nella disumanizzazione dei volti e dei corpi che esprime una visione dell’uomo che li svilisce, anche se loro ci si riconoscono, una visione che esprime in definitiva una sorta di disistima, se non di disprezzo, per l’uomo (e di conseguenza di scarsa considerazione per se stessi). È così che si vedono i giovani di questi anni così tragici e, in Italia, così stupidi?”.

Gli replicano in tanti. Tammaro: “Zerocalcare è un fumettista. Su questo, credo, siamo tutti d’accordo. Il suo stile – passaggio successivo – è fresco, nuovo, originale – che si ispira, ma solo a tratti, a quello di Boulet, autore e blogger francese. Grazie a questo stile particolare – terzo passaggio – Zerocalcare riesce a rappresentarsi e a rappresentare la sua generazione con ironia, centrando molto spesso il problema. Non si eleva al rango di autore: la sua voce è una tra le tante. Che poi ottenga più successo delle altre è discorso a parte. Ma Zerocalcare va visto innanzitutto così: come uno della sua generazione. Uno che Roma, Rebibbia, l’Italia e i problemi degli italiani – dei più giovani – li conosce e li ha vissuti sulla pelle per primo”.

Così Michele Rech (il vero nome del fumettista) si vede spinto ad esprimere opinioni di taglio sociologico su una generazione, la sua, probabilmente una delle più compresse dagli adulti che la precedono. E mostra di avere le idee chiare: “È che i trentenni non esistono più, come gli gnomi, il dodo e gli esquimesi. Adesso c’è l’adolescenza, la post-adolescenza e la fossa comune. I trentenni sono una categoria superata, a cui ci si attacca per nostalgia, come il posto fisso”. Una condizione che fa rabbia, “… la rabbia di chi ha perso la partita, ma quella di chi non ha nemmeno potuto giocarla. La rabbia di chi non ha trovato un posto in questo mondo. Non solo: se una volta la rabbia era un sentimento collettivo, di azione politica, oggi che il mondo la umilia si trasforma in confessione, in diario quotidiano – minimalista, tragico o surreale – dove la posta in gioco è l’identità di un’intera generazione” ( Redazione Il Libraio, 2016).

Ma c’è un altro aspetto nelle storie di questo autore che naviga “ai confini dell’adolescenza” (Marini, 2015): l’aspetto universale delle emozioni, delle relazioni, delle azioni dei personaggi più o meno camuffati e distorti con una processo di elaborazione del tutto simile a quello del lavoro onirico di freudiana memoria (Freud, 1899). I fumetti di Zerocalcare possono essere letti come la rappresentazione di un ricchissimo mondo interno dove le parti del Sé (“Il mio amico Armadillo immaginario, che facilita la comprensione dei miei pensieri ed elucubrazioni”), gli oggetti interni (“Per rispettare la sua privacy, mia madre avrà le fattezze di Lady Cocca” – Lady Cocca è la dama di compagnia di Lady Marian nel film di animazione della Disney “Robin Hood”), le stesse relazioni primarie (“Orrido sacco a pelo a forma di orso che simulava un morboso rapporto marsupiale simbiotico”) trovano una rappresentazione simbolica apparentemente paradossale in realtà volutamente semplice ed evocativa. In questo modo, ad esempio il rimorso nato per vicende di vita durante la preadolescenza diventa un “polpo alla gola” e il ragazzino Zerocalcare se lo trascina sulle spalle, gigantesco con i suoi neri tentacoli avvinti alla gola, fino a quando svelando il suo segreto alla vittima ragazzina ormai giovane donna scopre che non aveva motivo di sentirsi in colpa. Non è questa una vicenda universale?

Bibliografia

Fofi Goffredo (2015): Perché piace Zerocalcare se mal disegna i giovani?  https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/perche-piace-zerocalcare-se-mal-disegna-i-giovani

Freud Sigmund (1899). Die Traumdeutung. Tr. It. L’interpretazione dei sogni. Roma, Astrolabio, 1948-1952.

Marini Francesca (2015). Zerocalcare, ai confini dell’adolescenza. http://www.lasepolturadellaletteratura.it/zerocalcare-adolescenza/

Rech Michele (Intervista a La stampa, 2015). Zerocalcare: “La mia generazione è stata tagliata fuori da tutto”. http://www.lastampa.it/2015/12/02/societa/zerocalcare-la-mia-generazione-stata-tagliata-fuori-da-tutto-KMQGtokfiQy0kBErR9pnWI/pagina.html

Redazione Il Libraio (2016). Dai “cannibali” a “La rabbia”: la crisi raccontata a fumetti (anche da Zerocalcare). http://www.illibraio.it/rabbia-einaudi-fumetti-402288/

Tammaro Gianmaria (2015): Zerocalcare non disegna i giovani brutti. È il suo stile https://www.wired.it/play/fumetti/2015/10/19/zerocalcare-non-disegna-i-giovani-brutti-suo-stile/

Zerocalcare (2011). La profezia dell’armadillo – colore 8 bit. Milano: BAO Publishing

Zerocalcare (2012). Un polpo alla gola. Milano: BAO Publishing

Zerocalcare (2014). Dimentica il mio nome. Milano: BAO Publishing

Zerocalcare (2015). L’elenco telefonico degli accolli, Milano: BAO Publishing

Zerocalcare (2016). Kobane Calling. Milano: BAO Publishing.

Ogni vostro commento sarà gradito e di aiuto - Fiorenzo Ranieri