Hikikomori ad Arezzo

Fiorenzo Ranieri

La manifestazione del ritiro sociale (social withdrawal) a partire dall’infanzia fino all’età adulta è ben noto ai professionisti della salute mentale. Di per sé il ritiro non può essere ritenuto un comportamento clinicamente rilevante. E tuttavia se alcuni individui, adulti o bambini, appaiono felici di spendere una larga parte del loro tempo lontani dagli altri senza che questo costituisca una forma di disagio, il ritirarsi dalle relazioni può costituire un segno di difficoltà sociali o emotive nascoste [1].

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Il ritiro sociale – riflessioni psicoanalitiche

Elisabetta Bellagamba

Il ritiro sociale si configura come un blocco ed uno scacco evolutivo, una mancata realizzazione della nascita sociale ed è caratterizzato da isolamento, assenza di relazioni di amicizia e da una lontananza dagli interessi tipici dell’età (Scodeggio, 2014). Nelle fasi anteriori al ritiro conclamato si possono rintracciare delle difficoltà relazionali: la rete è povera, le uniche amicizie che questi giovani intrattengono provengono dal mondo dell’infanzia e dall’ambiente famigliare mostrando una fatica ad instaurare nuovi legami sociali e di appartenenza. Queste difficoltà si palesano, soprattutto, nel contesto scolastico.ritiro-sociale-preadolescente Continua a leggere Il ritiro sociale – riflessioni psicoanalitiche

I rifugi della mente

Fiorenzo Ranieri

Alcune persone ricercano il rischio estremo con comportamenti di sfida e azzardo per alleviare il proprio disagio mentale e proteggersi dal dolore psichico. Grazie ai dati raccolti durante il lavoro clinico con pazienti amanti del rischio, per altro non facili da coinvolgere in una psicoterapia, è possibile formulare alcune ipotesi sul loro funzionamento psicologico. Per incominciare tali pazienti sono portati a ridurre la riflessione su se stessi a favore della ricerca di sensazioni estreme in grado di offrire un rapido ma momentaneo riparo dalle angosce. Altra caratteristica è che il lavoro psicoterapico si contraddistingue per il costante confronto della coppia terapeutica con alcune parti del Sé del paziente che esercitano il proprio dominio perverso sull’intero mondo interno utilizzando modi subdoli e poco appariscenti (Ranieri, 2011). Le esperienze di ricerca del rischio si connotano come uno spazio mentale in cui questi pazienti si ritirano per sfuggire a una realtà insostenibile perché angosciosa, un vero e proprio “rifugio della mente” (Steiner, 1993). Si tratta di una modalità di funzionamento psicologico grazie al quale trionfa l’onnipotenza e in fantasia qualunque cosa è permessa. Senza di essa non vi è più argine alle ansie dalle quali il soggetto sta cercando di difendersi. Il sollievo che si ricava dal ritirarsi in un rifugio della mente comporta però un progressivo isolamento con compromissione delle relazioni con gli altri e una perdita di contatto con la realtà che in qualche caso diventa gravissima. Continua a leggere I rifugi della mente

Hikikomori e “Free School”

Valentina Di Chiara

Parlare di hikikomori vuol dire far riferimento ad un termine e ad un fenomeno giapponese che indica quei ragazzi che si chiudono in casa, solitamente nella propria camera, e che interrompono ogni attività sociale, scolastica ed i contatti con il mondo esterno. Si tratta di un fenomeno recente, i cui dati mostrano essere in espansione e per il quale è necessario individuare adeguate forme di intervento.

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Oltre alle terapie individuali, divengono sempre più oggetto di studio gli interventi di gruppo, la cui forza risiede nell’insegnamento di competenze sociali grazie ai feedback che si possono ricevere da altri che stanno vivendo la stessa situazione. Uno degli interventi di gruppo ampiamente utilizzato nel contesto nipponico, vede l’inserimento di questi ragazzi all’interno delle “Free School”. Continua a leggere Hikikomori e “Free School”

Mille modi per farsi male

Fiorenzo Ranieri

Ci sono infiniti modi per cercare il rischio in forma estrema. Si può guidare in modo azzardato, investire in borsa in maniera rapida e temeraria, giocare d’azzardo, rubare o danneggiare la proprietà altrui. La sola gamma degli sport estremi, una delle più diffuse forme di ricerca del rischio (Ferrero Camoletto R., 2005), è così vasta da raccogliere un numero molto ampio di praticanti e richiedere un intero apparato tecnico-professionale a supporto, per produrre attrezzature adeguate, offrire training e formazione necessaria, intervenire in caso di necessità di soccorso e fornire l’opportuna assistenza legale (Santoro, 2008).

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Possiamo far rientrare nell’estreme risk seeking le imprese solitarie di naviganti e scalatori, ma anche le sfide e le gare illegali con autovetture, alcune azioni criminali e perfino certe modalità di assunzione di sostanze stupefacenti. Vi sono poi micro forme di ricerca del rischio, per niente appariscenti, che rimangono piccoli segreti personali a meno che non capiti che qualcuno, ad esempio un clinico, non si soffermi ad indagare su questo o quell’episodio. Continua a leggere Mille modi per farsi male

Hikikomori: isolarsi e vivere chiusi dentro una stanza

Elisabetta Bellagamba & Valentina Di Chiara

Il termine Hikikomori è stato utilizzato per la prima volta alla fine degli anni ‘90 da psichiatri giapponesi per definire un nuovo fenomeno che stava diventando sempre più diffuso: l’isolamento di alcune persone dal proprio contesto sociale.

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Che cosa vuol dire Hikikomori?

Il termine Hikikomori, di origine giapponese ma utilizzato di recente anche nel contesto italiano, può essere tradotto con “stare in disparte”, ed indica i ragazzi che si isolano nella propria camera ed interrompono ogni rapporto, sia all’interno della rete amicale che familiare. L’isolamento di questi ragazzi solitamente inizia durante l’adolescenza e può protrarsi per anni andando di conseguenza a compromettere la carriera scolastica e lavorativa con varie forme di gravità. I primi segnali del fenomeno sono riscontrabili a partire da continue e prolungate assenze scolastiche, dall’allontanamento da ogni attività ed interesse tipico dell’età, fino a giungere ad un vero e proprio isolamento nel quale il ragazzo si chiude rispetto agli altri e sceglie solo i momenti nei quali è sicuro di non incontrare nessuno per uscire, ad esempio la notte. Affinché sia possibile utilizzare tale terminologia, è necessario che il ragazzo viva in una condizione di ritiro per almeno sei mesi, e che nel suo percorso di vita non siano presenti problematiche riferibili alla sfera psichiatrica.. Continua a leggere Hikikomori: isolarsi e vivere chiusi dentro una stanza

Hikikomori: quando il ritiro sociale degli adolescenti diventa estremo

Fiorenzo Ranieri

Sul finire del secolo scorso (1998) lo psichiatra giapponese Saitō ha coniato il termine “hikikomori”  per definire una particolare forma di ritiro sociale diffusa in Giappone.

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Saitō elencò nel suo lavoro i segni tipici di questa sindrome: ritiro e evitamento sociale per almeno sei mesi, fobia scolare e abbandono scolastico, apatia, inversione del ritmo circadiano veglia – sonno, comportamento violento in famiglia, in particolare verso la madre. Il segno caratteristico è la autosegregazione nella propria camera di un soggetto che non mostra segnali evidenti di disagio psicologico o malattia mentale.  (Teo & Alan, 2010). Questi adolescenti e giovani adulti evitano le occasioni che portano ad un contatto visivo diretto, ad esempio luoghi dove ci si può salutare, bar, parrucchieri ecc. (Wong, 2009). Continua a leggere Hikikomori: quando il ritiro sociale degli adolescenti diventa estremo

Le emozioni del rischio estremo

Fiorenzo Ranieri

Cosa provano i “rischiatori” quando si lanciano nelle loro imprese? A lume di naso potremmo dire eccitazione, divertimento, piacere.. Una botta di “adrenalina” come racconta nella omonima canzone il gruppo musicale Finley (http://www.youtube.com/watch?v=f8vKEXF8VwM (1)), emozioni forti che fanno rimanere con il fiato sospeso e il cuore in gola chi osserva.

In realtà le emozioni della ricerca del rischio estremo sono un misto di risposte emotive diverse che si accavallano e si inseguono nel corso dell’azione. Continua a leggere Le emozioni del rischio estremo

AltreAdolescenze

 Fiorenzo Ranieri 

www.altreadolescenze.it è uno spazio dedicato ai percorsi di ragazzi e ragazze che comunicano se stessi in forme a volte invisibili, a volte plateali. I percorsi di vita sono sempre unici, individuali, traiettorie che non sono luoghi geometrici ma mentali, esperienziali, relazionali. Le posizioni assunte da ogni “corpo in moto” rivelano a volte tracciati paragonabili a quelli di altri corpi, alle storie di altre vite e consentono a chi osserva di costruire abbozzi di mappe utili per avvicinarsi se e quando c’è voglia e modo di mettersi in ascolto, di mettersi in contatto.

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Le altre adolescenze sono storie difficili o per lo meno complicate. Parlarne, anche solo pensarci, non è facile: il dolore mentale, inutile girarci intorno, è dietro l’angolo. Su questo sito proporremo riflessioni, articoli, immagini, recensioni, commenti come un contributo alle tante mappe da costruire e che una volta abbozzate per loro natura andranno continuamente ridisegnate.