Bowker, M. H.: Hikikomori come desiderio deturpato

Fiorenzo Ranieri

Di seguito riporto la traduzione dei paragrafi finali dell’interessante articolo di Matthew Bowker “Hikikomori come desiderio deturpato” (1). Il lavoro è stato pubblicato nel 2016. Nei paragrafi finali Bowker approfondisce la relazione tra l’adolescente o il giovane adulto in ritiro sociale volontario con la sua famiglia, descrivendo sia le possibili origini delle fragilità che portano alla drastica scelta di chiudersi in causa, sia le relazioni che caratterizzano i rapporti familiari al momento attuale.

“Hikikomori come desiderio deturpato: indulgenza, mistificazione e vittimizzazione nel fenomeno dell’estremo isolamento sociale in Giappone”.

La mistificazione e la deturpazione del desiderio

Interpretare i discorsi accademici, clinici e popolari sull’hikikomori con un occhio alla resistenza si rivela un metodo utile per avvicinarsi al fenomeno stesso dell’hikikomori. Naturalmente la comprensione di fenomeni psico-sociali come l’hikikomori nei loro contesti socio-politici e culturali è spesso preziosa, ma in questo caso, una sorta di protezionismo intellettuale del fenomeno hikikomori ha mistificato piuttosto che illuminare la condizione. Continua a leggere Bowker, M. H.: Hikikomori come desiderio deturpato

Alle origini del ritiro psichico e sociale: segni precursori nelle osservazioni del bambino piccolo

Fiorenzo Ranieri

Di seguito sono disponibili le slide prodotte per il seminario “Alle origini del ritiro psichico e sociale: segni precursori nelle osservazioni del bambino piccolo – Cenni teorici” tenuto per l’Associazione Martha Harris di Psicoterapia Psicoanalitica per l’Infanzia e l’Adolescenza il 21 maggio del 2022 nell’ambito del programma scientifico sul tema “Elementi di riflessione sulla contemporaneità nella clinica dell’infanzia e dell’adolescenza”

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Chi è un hikikomori? Nuove interpretazioni di un fenomeno in buona parte ancora sconosciuto

Fiorenzo Ranieri

Sebbene il concetto di hikikomori sia ormai diffuso nel mondo della psicologia clinica e della psichiatria come in quello della sociologia e della antropologia, permangono molti dubbi su chi sia un hikikomori e quali possano essere i criteri che consentano di riconoscere in modo univoco questa particolare forma di ritiro sociale. Il dibattito sugli hikikomori, sviluppandosi e approfondendosi anche grazie a ricerche e studi clinici, sta via via portando a nuovi modelli che mettono in crisi la rappresentazione iniziale di questo fenomeno. Nelle pubblicazioni degli addetti ai lavori compaiono nuove visioni sempre più articolate e dinamiche. In tal senso l’articolo pubblicato da Kato, Kanba e Teo nel 2019 è di sicuro interesse. Di seguito uno stralcio dell’articolo in cui gli autori si soffermano sui criteri per l’assessment (rif. bibl.: Kato, T. A., Kanba, S., & Teo, A. R. (2019). Hikikomori: Multidimensional understanding, assessment, and future international perspectives. Psychiatry and clinical neurosciences, 73(8), 427-440).

Modello multidimensionale delle condizioni di hikikomori

Fino a questo punto [dell’articolo] abbiamo delineato le basi mentali e sociali che danno origine all’hikikomori e alle condizioni simili all’hikikomori. In realtà, la maggior parte delle persone con hikikomori presenta vari sintomi/segni psichiatrici ed è importante fare una valutazione multiassiale. La nostra attuale concettualizzazione dell’hikikomori nel campo della psichiatria è proposta nella figura 1. Supponiamo che anche in assenza di una chiara diagnosi di disturbi psichiatrici, molte persone con hikikomori si trovino in una “zona grigia” e il fatto che non sia stata diagnosi formale di disturbi psichiatrici non equivale all’assenza di sofferenza mentale (distress); quindi, crediamo fortemente che, soprattutto, si debba tenere in debito conto questa sofferenza. Continua a leggere Chi è un hikikomori? Nuove interpretazioni di un fenomeno in buona parte ancora sconosciuto

Profili del test MMPI A di un campione di adolescenti in trattamento psicologico

 – Fiorenzo Ranieri e Lucia Babbini

Le slide che seguono riportano uno studio descrittivo/osservazionale di tipo retrospettivo, una indagine basata su un campione di 85 adolescenti aretini che si sono rivolti all’UFSMIA nel quadriennio tra il secondo semestre 2013 e il secondo semestre 2018 completando la valutazione psicodiagnostica. Tutti gli adolescenti del campione hanno risposto al test MMPI A e sono poi stati indirizzati ad un programma terapeutico – riabilitativo.

Le diagnosi ricavate dalle cartelle cliniche sono state raggruppate in 4 sottogruppi seguendo lo schema proposta dal manuale PDM-2 (Lingiardi – McWilliams 2018):

  • Spettro internalizzante (personalità depressive, dipendenti, ansioso – evitante e fobiche, ossessivo compulsive, somatizzanti, schizoidi)
  • Spettro esternalizzante (personalità isterico – istrioniche, narcisistiche, paranoidi, psicopatiche, sadiche)
  • Disturbo borderline di personalità
  • «Diagnosi Z» (nessun disturbo ma problemi correlati ad eventi di vita negativi dell’infanzia e/o problemi di altro tipo correlati al gruppo correlato di supporto [Altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica – DSM5])

Sono state calcolate le medie dei punteggi al test dell’intero campione e di diversi sottogruppi di pazienti (pazienti con disturbi internalizzanti, esternalizzanti borderline, “diagnosi Z”; pazienti con un Disturbo Specifico degli Apprendimenti (DSA); pazienti provenienti da una Comunità, pazienti che abbandonano il programma terapeutico – riabilitativo (drop out).Per ogni sottogruppo della ricerca è stato ottenuto un report con il software RIO della Hogrefe. RIO è un sofisticato sistema interpretativo online dell’MMPI che assicura un’analisi configurazionale del profilo evitando così i più comuni errori interpretativi dovuti a errata metodologia interpretativa, ridondanza dei valori, contraddizioni, incoerenze o procedure non adeguate o non scientificamente validate. Nelle slides sono riportati i grafici con i principali risultati ottenuti per singolo sottogruppo. Continua a leggere Profili del test MMPI A di un campione di adolescenti in trattamento psicologico

Slide dal corso “Nuove forme del disagio giovanile: strumenti di comprensione e intervento”

Note introduttive

Spesso i Servizi Pubblici sono chiamati ad ascoltare e accogliere la sofferenza dei giovani e la sofferenza correlata delle loro famiglie. La famiglia, la scuola, il mondo del lavoro, la giustizia indirizzano ai Servizi soggetti sofferenti come in una specie di imbuto in cui si riversa il confusivo disagio che caratterizza la fascia adolescenziale contemporanea. La complessità del tutto naturale del vivere sembra essere diventata patologica e pertanto necessariamente bisognevole di una risposta tecnica sotto forma di psicoterapia o di un qualche trattamento farmacologico. Se disagio giovanile è il fatto veramente nucleare di questo tempo storico, i professionisti della Salute Mentale non possono più ignorarlo etichettandolo semplicemente come fenomeno non patologico. Vanno promossi momenti di confronto e approfondimento su questo tema tra operatori.

Slide

abbandono scolastico e ritiro sociale – Fiorenzo Ranieri

disagio giovanile – Fiorenzo Ranieri

famiglia – Susanna Giaccherini

la prevenzione del disagio giovanile – La prospettiva di un servizio di salute mentale per adulti – Susanna Giaccherini

nuove dipendenze – Valentina Cocci

nuove forme del disagio giovanile – Nicoletta Bosco

nuove forme di assenza genitoriale – Valentina Galastri

visibilità vergogna – Cristina Cecchini