Seeking the origins of psychic and social withdrawals

Pubblicato l’articolo “Seeking the origins of psychic and social withdrawals: warning signs in the observations of young children” [Alle origini del ritiro psichico e sociale: segni precursori nelle osservazioni del bambino piccolo] scritto con Miriam Monticelli sulla rivista Infant Observation – International Journal of Infant Observation and Its Applications (https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/13698036.2023.2290290 ).

Riporto l’abstract in italiano di questo nostro lavoro:

Gli autori ipotizzano che il ritiro psichico del bambino sia un potenziale precursore del ritiro sociale chiamato “hikikomori”, un fenomeno frequentemente osservato tra gli adolescenti e i giovani adulti. Essi ipotizzano inoltre un continuum tra il ritiro psichico, il ritiro sociale e i “rifugi della mente” di John Steiner. Gli autori hanno indagato il ritiro psichico molto precoce e il suo potenziale legame con lo sviluppo del ritiro sociale. Due osservazioni raccolte con il metodo dell’Infant Observation e della Young Child Observation hanno fornito un supporto essenziale all’indagine. I bambini con segni premonitori di ritiro psichico osservati quando erano molto piccoli sono stati contattati anni dopo per nuove osservazioni. L’obiettivo era verificare l’ipotesi che i meccanismi di funzionamento mentale e sociale osservati si fossero mantenuti nel tempo, ostacolando le linee di sviluppo dei bambini. In entrambi i casi viene mostrato come negli anni i segnali precursori di ritiro psichico possano essere rintracciabili nelle modalità di interazione non spontanee con i coetanei, con un adattamento all’ambiente che soprattutto in un bambino sembra affidarsi al contesto familiare e alla casa per evitare il contatto con gli altri. L’articolo fornisce indizi su come il ritiro psichico alimenti il ritiro sociale, e può contribuire alla costruzione di organizzazioni interne di personalità che portano all’autoreclusione chiamata hikikomori.

Parole chiave: Ritiro psichico; ritiro sociale; rifugio della mente; hikikomori; Infant Observation, Young Child Observation

Contattare gli autori per maggiori informazioni.

Workshop “Il fenomeno Hikikomori” Una prospettiva psicoanalitica del ritiro psichico e sociale nel ciclo di vita

Il workshop è condotto da Fiorenzo Ranieri e Miriam Monticelli

L’hikikomori è un bambino, un adolescente o un giovane adulto che si reclude volontariamente nella propria casa per lunghi periodi non mostrando segni evidenti di disagio psicologico o disagio mentale conclamato come la schizofrenia o un disturbo dello spettro autistico, la disabilità intellettiva o i classici sintomi di uno stato depressivo. Questo fenomeno è stato descritto per la prima volta in Giappone ma diverse ricerche mostrano che si sta diffondendo in molti paesi del mondo compresa l’Italia. La scelta di diventare un hikikomori venga presa dalla persona nel tentativo di trovare una soluzione alle difficoltà nella relazione con se stesso e con gli altri. La decisione di autorecludersi si trasforma rapidamente in una trappola. In questa condizione l’individuo viene imprigionato in complessi meccanismi di funzionamento della mente che imbrigliano e coartano l’indipendenza e l’autonomia personale. Ciò è dovuto al fatto che con il ritiro una organizzazione di personalità patologica precostituitasi durante gli anni della prima infanzia prende progressivamente il controllo del mondo interno, spingendo verso stati mentali e comportamenti anti evolutivi.

Il programma del corso è teorico/clinico. Continua a leggere Workshop “Il fenomeno Hikikomori” Una prospettiva psicoanalitica del ritiro psichico e sociale nel ciclo di vita

Hikikomori – Il re escluso

Fiorenzo Ranieri

La condizione umana dei ragazzi e dei giovani, dei bambini e degli adulti in ritiro psichico e sociale, la condizione dell’hikikomori, è stata raccontata da diversi artisti. Cito a mo’ di esempio, per averne goduto il frutto, l’opera teatrale “Hikikomori” di Holger Schober per la regia di Vincenzo Picone o il bel romanzo “Us” dell’amico e collega, purtroppo di recente scomparso, Michele Cocchi, pubblicato da Fandango nel 2020.

I ragazzi hikikomori sono da tempo protagonisti di fumetti, manga e graphic novel (1). In un articolo del 2014 Heinze e Thomas, due antropologi tedeschi, hanno indagato quale è la visione che i manga giapponesi hanno della persona hikikomori, arrivando alla conclusione che progressivamente il giovane in ritiro sociale stia rappresentando, nella cultura giapponese, una sorta di rivoluzione subliminale dei concetti tradizionali di obbligo, lavoro e mascolinità (2). Una visione sicuramente anche troppo ottimista che fa venire in mente l’aforisma di Karl Kraus: “Il mondo è una prigione dove è preferibile stare in una cella di isolamento”.

Hikikomori – Il re escluso, il nuovo graphic novel di Sara Mignolli e Alessandro Locati pubblicato a maggio da Feltrinelli Comics ci riporta alla dimensione umana di sofferenza e dolore che accompagna la condizione hikikomori.

Il protagonista di cui forse non a caso non sappiamo il nome è un giovane adulto da poco emerso da anni di isolamento. Il giovane arriva nella stanza di un silenziosissimo psicoterapeuta. Vediamo il nostro hikikomori partecipare ad una valutazione psicodiagnostica tradizionale, con l’uso di famosissimi test proiettivi (Rorschach, Thematic Apperception Test) per poi sedersi, dopo un momento di incertezza, sulla poltrona che accoglierà la sua storia. L’escamotage letterario degli autori consente di raccontare i vari momenti della vita del protagonista, con episodi e uno stile di vita del tutto simile a quello di tanti ragazzi e giovani ritirati che arrivano in psicoterapia. Il racconto si snoda con un notevole realismo e in effetti la trama, come sottolineato in terza di copertina, è “frutto di una ricerca accurata e di un contatto diretto degli autori con i ragazzi”. Episodi e vissuti dell’infanzia, della preadolescenza e dell’adolescenza sono del tutto credibili e, sebbene ogni storia terapeutica sia unica e diversa da tutte le altre, le tappe evolutive degli hikokomori quasi sempre si assomigliano in modo sorprendente.

Mancano nell’intreccio di questa interessante graphic novel alcuni passaggi, alcuni snodi. Come riesce il personaggio ad uscire da una condizione di ritiro estremo? Quale fortunato circuito permette l’avvio di un percorso psicoterapico? E soprattutto, cosa siamo oggi in grado di rispondere al protagonista che chiede, narrando della sua fatica di giovane emerso dal rifugio (3): “Non ho mai capito, ancora non riesco a capire perché sia fallito il grande piano, che cosa non abbia funzionato, che cosa ci sia di sbagliato in me”? Non si tratta di una carenza della trama, ma piuttosto di una sollecitazione per il lettore a cercare risposte che ancora non ci sono, ad indagare su cosa porta un bambino a costruirsi come un piccolo re, a comprendere cosa consente ad alcuni, ma non a tutti, di lasciare il proprio “antro di Calipso”, affidandosi come Ulisse ad una zattera che tra mille traversie consentirà di allontanarsi dalla isola di Ogigia, la stanza che per tanti anni ha cullato, ha soddisfatto, ha portato sulla soglia di una immortale onnipotenza possibile solo a patto di una definitiva rottura di rapporti con il mondo degli umani. Come ci ricorda Carolina Pernigo, nella sua bella recensione alla graphic novel, “hikikomori” descrive l’esito del processo (4), ma anche, aggiungo, la costruzione del “Grande Piano” di cui ci racconta Matteo Lancini (5) è l’esito di un processo del quale non conosciamo ancora le caratteristiche. Approfondire le prime relazioni intrafamiliari e come il ritiro psichico e sociale venga utilizzato da bimbi ancora piccolissimi può arricchire le nostre conoscenze e avvicinarci al mondo interno di persone che spesso ci appaiono lontanissime.

Alessandro Locati, Sara Mignolli – Hikikomori. Il re escluso. Feltrinelli Comics, Milano 2023

  1. Si veda il bell’articolo di Manuzzato e Marchisano che illustra e analizza le principali graphic novel e fumetti sul tema hikikomori [Manuzzato, L. M. Q., & Marchisano, S. (2018). Fumetti in una stanza. Hikikomori e NEET nella nona arte. Between, 8(15)].
  2. Heinze, U., & Thomas, P. (2014). Self and salvation: visions of hikikomori in Japanese manga. Contemporary Japan, 26(1), 151-169
  3. Steiner, J. (2011). Seeing and being seen: Emerging from a psychic retreat. Taylor & Francis.
  4. Carolina Pernigo (2023). Quando si inceppa il Grande Destino: “Hikikomori. Il re escluso” di Mignolli e Locati. https://www.criticaletteraria.org/2023/06/maria-sara-mignolli-alessandro-locati-feltrinelli-comics-hikikomori-il-re-escluso.html
  5. Lancini, M. (2020). Il ritiro sociale negli adolescenti: la solitudine di una generazione iperconnessa. Raffaello Cortina Editore.

Alle origini del ritiro psichico e sociale: segni precursori nelle osservazioni del bambino piccolo – sintesi Seminario

Il 21 maggio 2022 è stato organizzato dalla Associazione Martha Harris Psicoterapia Psicoanalitica Infanzia Adolescenza di Firenze (AMHPPIA)  il seminario “Alle origini del ritiro psichico e sociale: segni precursori nelle osservazioni del bambino piccolo”. In questo seminario Fiorenzo Ranieri e Miriam Monticelli hanno indagato il rapporto tra ritiro psichico e ritiro sociale partendo dalla ipotesi che il ritiro psichico del bambino piccolo possa essere un potenziale precursore del ritiro sociale chiamato “hikikomori”, un fenomeno che si osserva con molta frequenza tra adolescenti e giovani adulti. In particolare i relatori, utilizzando il metodo della Infant Observation e della Young Child Observation, hanno raccolto osservazioni sulla precocità del ritiro psichico e indicazioni sul suo potenziale legame con lo sviluppo del ritiro sociale. Ranieri e Monticelli hanno cercato di mostrare come il ritiro psichico compaia nei primi momenti di sviluppo e all’interno delle relazioni primarie, e come il ritiro sociale si nutra delle organizzazioni interne che si strutturano a partire da quei momenti.

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Simposio: Diagnosi psicologica in adolescenza

2° Convegno Nazionale di Neuropsicopatologia – Arezzo 21 – 23 giugno 2019

Domenica 23 giugno ore 14 – 18: Simposio: Diagnosi psicologica in adolescenza Chairman: Fiorenzo Ranieri

Si stima, sulla base della letteratura scientifica che per il 10 – 15% dei preadolescenti e adolescenti compresi tra i 12 e i 18 anni sarebbe utile una valutazione psicologica. Molti ragazzi e ragazze infatti manifestano difficoltà o disturbi emotivi, relazionali, comportamentali. L’assessment durante la fase evolutiva dell’adolescenza richiede particolare attenzione e cautela per l’estrema variabilità sia nell’espressività che nella frequenza e intensità dei sintomi. Spesso poi sintomatologie o segnali di disagio si sovrappongono pur rappresentando quadri molto diversi tra loro, che il clinico deve saper riconoscere e trattare in modo differenziato. Il simposio “Diagnosi psicologica in adolescenza” parte dal presupposto che una diagnosi corretta è fondamentale e si pone l’obbiettivo di offrire ai partecipanti occasioni di stimolo e riflessione sulla base di una disamina della letteratura scientifica, di dati epidemiologici appositamente raccolti, di casi clinici tratti dalla esperienza dei relatori.

Relatori:

Fiorenzo Ranieri: “Introduzione: luci ed ombre dell’assessment psicologico dell’adolescente”

Valentina Di Chiara: “Gli adolescenti nel DSM 5”

Lucia Babbini – Fiorenzo Ranieri: “Dalla diagnosi alla epidemiologia: una ricerca su un campione clinico condotta con l’MMPI A”

Susanna Giaccherini: “Assessment pluridisciplinari: la diagnosi nei casi complessi”

Elisabetta Bellagamba: “Per una valutazione psicodinamica dell’adolescente”

Valentina Cocci: “Gioco d’azzardo e dipendenze patologiche: il caso specifico dell’adolescenza”

Valentina Busonero: “La diagnosi dell’adolescente inserito in comunità terapeutica”

http://www.sinepsip.it/convegno-nazionale-di-neuropsicopatologia-2019/

Non voglio bene a nessuno – di Marco Rinaldi

Recensione di Elisabetta Bellagamba –

Non voglio bene a nessuno è il romanzo d’esordio di Marco Rinaldi edito da Altergo nel 2016.

Cosa è l’adolescenza se non l’età dei cambiamenti, delle domande, dei dubbi, dei mille pensieri che viaggiano nella mente?

Come ci si avvicina all’altro?

Come ci si approccia alla persona che ci piace?

Cosa mi piace, cosa non mi piace?

In cosa credo?

Quali sono i miei talenti, le mie passioni?

Marco Rinaldi narra la storia di un’adolescente preso dai turbamenti emotivi, dalle prime esperienze sessuali, dai litigi con gli amici, e soprattutto preso a cercare la propria strada ed il proprio posto nel mondo: il suo esserci unico ed irripetibile.

Racconta la storia dello svincolo dai propri genitori, in questo caso dal proprio padre.

Uno svincolo difficile e travagliato.

La paura di deludere il padre, così idealizzato e messo sopra ad un piedistallo, porta il personaggio ad essere eccessivamente compiacente con le aspettative del genitore, talmente tanto compiacente da tradire la sua parte più intima e profonda.

“… il rimorso di averli ammazzati, però, mi rimane attaccato alle mani.

È più forte di me.

L’importante è che lui non se ne accorga, voglio che continui a pensare che siamo due pescatori, io e lui… anche perché lui racconta a tutti che sono più bravo io.”

Per contro il padre sembra più concentrato su se stesso, sui desideri che ha verso il proprio figlio piuttosto che teso ad ascoltare ciò che si muove dentro di lui al di là delle mere apparenze. Il ragazzo cerca di muoversi facendo le sue naturali esperienze, ma nei momenti di confusione ripensa alle parole del padre non mettendosi in ascolto di ciò che sta accadendo in quell’istante.

Si identifica con il padre adulto facendo ciò che il padre ha detto, ma lui è ancora un adolescente e questo lo porta nell’approccio con le ragazze ad accelerare i tempi ed in molte situazioni viene etichettato come lo “stronzo”, il “mostro”.

Etichetta che si porta dietro fino ad arrivare a crederci costruendo la sua identità intorno a quell’appellativo.

Alla fine lui, l’adolescente, cerca di crescere in fretta perché sente che questo gli viene richiesto dal padre, così come gli viene richiesto di essere un maschio potente, forte, che spara e prende al primo colpo la sua preda.

Come può deludere il proprio padre in questo? Non può mostrare a lui quel suo lato più emotivo, dubbioso, insicuro e bisognoso.

La delusione è in agguato, però, ma sarà il padre a deludere il figlio perché il figlio scoprirà, grazie a varie circostanze, questo lato del padre.

Un padre che desiderava essere idealizzato dal figlio, non mostrandosi nei suoi aspetti di forza e di fragilità.

Questa scoperta fa crollare rovinosamente ed improvvisamente, il piedistallo nel quale il padre si trovava.

Cosa accadrà e che conseguenze avrà nel figlio questo crollo improvviso della figura paterna, non accompagnato da un processo lento di scoperta e disillusione?
Lascio volutamente in sospeso queste domande affinché ogni lettore possa trovare le sue risposte nella piacevole e scorrevole lettura del romanzo.

Sinossi

Un figlio e suo padre, raccontati nel loro stridente rapporto d’amore e di educazione alla vita, in cui c’è chi detta le regole e i tempi, e chi li deve seguire.

Per il protagonista “diventare grande” significa bruciare ogni tappa nel gioco, nello sport, nel sesso e persino nella morte. Bisogna fare tutto bene e soprattutto presto.

Così vuole il padre, proprietario di ogni suo pensiero, in una rincorsa verso la crescita che travolge debolezze, paure, sentimenti.

Fino a quando il suo mito va in frantumi, e con lui si sbriciolano miseramente tutte le certezze: niente più traguardi, niente più amore.

Titolo: Non voglio bene a nessuno

Autore: Marco Rinaldu

Editore: Alterego, 2016

Psicoterapia psicoanalitica per giovani adulti e adolescenti hikikomori

Fiorenzo Ranieri

Pubblicato l’articolo: Ranieri F. (2018). PSYCHOANALYTIC PSYCHOTHERAPY FOR HIKIKOMORI YOUNG ADULTS AND ADOLESCENTS. British Journal of Psychotherapy. Volume 34, Issue 4, pages 623–642, doi: 10.1111/bjp.12398 – https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/bjp.12398

Di seguito la traduzione del riassunto:

L’hikikomori è un bambino, un adolescente o un giovane adulto che si reclude volontariamente nella propria casa per lunghi periodi non mostrando segni evidenti di disagio psicologico o disagio mentale conclamato come la schizofrenia o un disturbo dello spettro autistico, la disabilità intellettiva o i classici sintomi di uno stato depressivo. Questo fenomeno è stato descritto per la prima volta in Giappone ma diverse ricerche mostrano che si sta diffondendo in molti paesi del mondo. L’autore descrive questa particolare forma di ritiro sociale estremo da un punto di vista antropologico, psichiatrico e della psicologia dello sviluppo mettendo a confronto i diversi punti di vista del dibattito scientifico in corso. Ipotizza poi che la scelta di diventare un hikikomori venga presa dalla persona nel tentativo di trovare una soluzione alle difficoltà nelle relazioni con se stesso e con gli altri. La decisione di auto – recludersi si trasforma rapidamente in una trappola. In questa condizione l’individuo viene imprigionato in complessi meccanismi di funzionamento della mente che imbrigliano e coartano l’indipendenza e l’autonomia personale. Ciò è dovuto al fatto che con il ritiro una organizzazione di personalità patologica precostituitasi durante gli anni della prima infanzia che prende progressivamente il controllo del mondo interno spingendo verso stati mentali e comportamenti anti evolutivi. L’articolo prosegue con alcune riflessioni per il trattamento individuale con psicoterapia psicoanalitica degli adolescenti e dei giovani adulti in ritiro sociale estremo. Vengono utilizzati come modello di riferimento i “rifugi della mente” di John Steiner per analizzare le caratteristiche della relazione terapeutica e alcune modalità tecniche della psicoterapia. La descrizione di un trattamento condotto per quattro anni con un giovane adulto hikikomori completa l’articolo e consente ulteriori riflessioni cliniche.

Robinù

Fiorenzo Ranieri –

“A quindici anni imparano a sparare. A vent’anni sono dei killer. A trenta non ci arrivano”. Ecco come Michele Santoro, il regista, presenta i protagonisti di Robinù, docu-film sulla “paranza dei bambini” a Napoli.

Nel recentissimo seminario “Radicalismi in adolescenza”, dove il tema centrale era la seduzione jihadista per i giovanissimi, Francesco Cascini ha paragonato la conversione all’ISIS degli adolescenti francesi alla affiliazione dei ragazzini napoletani, siciliani e calabresi ai clan del territorio. Lavorare con giovani esposti alla mafia non è così diverso dal farsi carico dei giovani delle banlieue francesi. In entrambi i casi assistiamo alla disumanizzazione di ragazzi intrappolati in una crisi che è un impasse della propria traiettoria di sviluppo e di vita. Continua a leggere Robinù

Psicoanalisi e addiction: tendenze di ricerca

Abstract dell’articolo di Riccardo Galiani e Carlo Paone

Galiani R. e Paone C. (2016). Psicoanalisi e Addiction: tendenze di ricerca. Rivista Il Minotauro. Anno XLIII Vol. n. 2 – Dicembre 2016

I disturbi da dipendenza stanno assumendo proporzioni e forme tali da indurre gli psicoterapeuti, anche di differente formazione, a rivolgere “un rinnovato interesse per gli approcci psicoanalitici alla comprensione e al trattamento dei disturbi da dipendenza”. Pertanto molti clinici sottolineano la necessità di avere delle linee guida su come pensare la terapia psicoanalitica dei loro pazienti dipendenti.

Considerata la persistenza e la multiformità dei rimandi tra dipendenza e psicoanalisi (nome che rimanda ad un’inscindibile associazione tra clinica e teoria), ci è sembrato utile provare a ricostruire le coordinate dell’attuale panorama della letteratura scientifica di settore, pur nella consapevolezza dell’inevitabile incompletezza e parzialità di una tale ricostruzione.

L’articolo prende in considerazione i principali lavori nazionali ed internazionali: vengono menzionati i contributi di Khantzian e Dodes, la prospettiva della Psicologia del sé di Kohut, i lavori della Psicologia analitica post junghiana, i contributi della scuola kleiniana. Di notevole pregio anche il contributo di autori connazionali, quale il gruppo di Schimmenti e Caretti o l’equipe del Ser.T. di Arezzo, sotto la direzione di Fiorenzo Ranieri.

Le esperienze cliniche mostrano che la terapia psicoanalitica gioca un ruolo importante ed efficace nel trattamento delle varie dipendenze.

Per porre rimedio al livello necessariamente introduttivo dell’articolo segue una ricca bibliografia cui si rimanda il lettore per approfondire gli aspetti cui è maggiormente interessato.

Attachment and hikikomori: A psychosocial developmental model – Krieg & Dickie 2013

Elisabetta Bellagamba

Ampia sintesi dell’articolo: Krieg, A., Dickie, J.R. (2013). Attachment and hikikomori: A psychosocial developmental model. International Journal of Social Psychiatry; 59(1) 61–72

In questo lavoro viene proposto un modello di sviluppo psico-sociale per capire l’hikikomori basato sulla teoria dell’attaccamento: questo modello suggerisce che l’attaccamento, plasmato da un comportamento materno modellato dalla cultura, e alcune variabili disposizionali si possono combinare e portare al ritiro. Continua a leggere Attachment and hikikomori: A psychosocial developmental model – Krieg & Dickie 2013