Attachment and hikikomori: A psychosocial developmental model – Krieg & Dickie 2013

Elisabetta Bellagamba

Ampia sintesi dell’articolo: Krieg, A., Dickie, J.R. (2013). Attachment and hikikomori: A psychosocial developmental model. International Journal of Social Psychiatry; 59(1) 61–72

In questo lavoro viene proposto un modello di sviluppo psico-sociale per capire l’hikikomori basato sulla teoria dell’attaccamento: questo modello suggerisce che l’attaccamento, plasmato da un comportamento materno modellato dalla cultura, e alcune variabili disposizionali si possono combinare e portare al ritiro. Continua a leggere Attachment and hikikomori: A psychosocial developmental model – Krieg & Dickie 2013

Hikikomori ad Arezzo

Fiorenzo Ranieri

La manifestazione del ritiro sociale (social withdrawal) a partire dall’infanzia fino all’età adulta è ben noto ai professionisti della salute mentale. Di per sé il ritiro non può essere ritenuto un comportamento clinicamente rilevante. E tuttavia se alcuni individui, adulti o bambini, appaiono felici di spendere una larga parte del loro tempo lontani dagli altri senza che questo costituisca una forma di disagio, il ritirarsi dalle relazioni può costituire un segno di difficoltà sociali o emotive nascoste [1].

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A NEW FORM OF SOCIAL WITHDRAWAL IN JAPAN: A REVIEW OF HIKIKOMORI

Sintesi estesa dell’articolo:

ALAN R. TEO. (2010). A NEW FORM OF SOCIAL WITHDRAWAL IN JAPAN: A REVIEW OF HIKIKOMORI. Int J Soc Psychiatry , 56: 178

a cura di Elisabetta Bellagamba

Un mito scintoista narra che la dea del sole Amaterasu aveva un fratello che ubriaco andò su tutte le furie. In segno di protesta la dea, si chiuse in una grotta, e si tenne fuori dal mondo usando una roccia gigante, facendo calare l’oscurità e la morte. Solo con l’impegno di milioni di altri dèi Amaterasu venne attirata fuori della caverna e nel mondo ricomparve luce e salute. Anche se la storia di Amaterasu è leggenda, oggi in Giappone molti giovani e adulti sono sigillati nelle proprie cave virtuali. Essi sono chiamati hikikomori. Continua a leggere A NEW FORM OF SOCIAL WITHDRAWAL IN JAPAN: A REVIEW OF HIKIKOMORI

Il ritiro sociale – riflessioni psicoanalitiche

Elisabetta Bellagamba

Il ritiro sociale si configura come un blocco ed uno scacco evolutivo, una mancata realizzazione della nascita sociale ed è caratterizzato da isolamento, assenza di relazioni di amicizia e da una lontananza dagli interessi tipici dell’età (Scodeggio, 2014). Nelle fasi anteriori al ritiro conclamato si possono rintracciare delle difficoltà relazionali: la rete è povera, le uniche amicizie che questi giovani intrattengono provengono dal mondo dell’infanzia e dall’ambiente famigliare mostrando una fatica ad instaurare nuovi legami sociali e di appartenenza. Queste difficoltà si palesano, soprattutto, nel contesto scolastico.ritiro-sociale-preadolescente Continua a leggere Il ritiro sociale – riflessioni psicoanalitiche

I rifugi della mente

Fiorenzo Ranieri

Alcune persone ricercano il rischio estremo con comportamenti di sfida e azzardo per alleviare il proprio disagio mentale e proteggersi dal dolore psichico. Grazie ai dati raccolti durante il lavoro clinico con pazienti amanti del rischio, per altro non facili da coinvolgere in una psicoterapia, è possibile formulare alcune ipotesi sul loro funzionamento psicologico. Per incominciare tali pazienti sono portati a ridurre la riflessione su se stessi a favore della ricerca di sensazioni estreme in grado di offrire un rapido ma momentaneo riparo dalle angosce. Altra caratteristica è che il lavoro psicoterapico si contraddistingue per il costante confronto della coppia terapeutica con alcune parti del Sé del paziente che esercitano il proprio dominio perverso sull’intero mondo interno utilizzando modi subdoli e poco appariscenti (Ranieri, 2011). Le esperienze di ricerca del rischio si connotano come uno spazio mentale in cui questi pazienti si ritirano per sfuggire a una realtà insostenibile perché angosciosa, un vero e proprio “rifugio della mente” (Steiner, 1993). Si tratta di una modalità di funzionamento psicologico grazie al quale trionfa l’onnipotenza e in fantasia qualunque cosa è permessa. Senza di essa non vi è più argine alle ansie dalle quali il soggetto sta cercando di difendersi. Il sollievo che si ricava dal ritirarsi in un rifugio della mente comporta però un progressivo isolamento con compromissione delle relazioni con gli altri e una perdita di contatto con la realtà che in qualche caso diventa gravissima. Continua a leggere I rifugi della mente

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LA STANZA DI ERIC”

Presentazione del libro “La stanza di Eric” di Ismaela Evangelista

Sabato 3 dicembre 2016 – ore 17,00

Mondadori Bookstore – Libreria Mondadori – Via Roma 15   Arezzo

Introduzione di Fiorenzo Ranieri

Elisabetta Bellagamba e Valentina Di Chiara conversano con l’autrice

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Hikikomori e “Free School”

Valentina Di Chiara

Parlare di hikikomori vuol dire far riferimento ad un termine e ad un fenomeno giapponese che indica quei ragazzi che si chiudono in casa, solitamente nella propria camera, e che interrompono ogni attività sociale, scolastica ed i contatti con il mondo esterno. Si tratta di un fenomeno recente, i cui dati mostrano essere in espansione e per il quale è necessario individuare adeguate forme di intervento.

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Oltre alle terapie individuali, divengono sempre più oggetto di studio gli interventi di gruppo, la cui forza risiede nell’insegnamento di competenze sociali grazie ai feedback che si possono ricevere da altri che stanno vivendo la stessa situazione. Uno degli interventi di gruppo ampiamente utilizzato nel contesto nipponico, vede l’inserimento di questi ragazzi all’interno delle “Free School”. Continua a leggere Hikikomori e “Free School”

Passione del rischio – di David Le Breton

Fiorenzo Ranieri

“Ogni ricerca di limiti, in ultima analisi, sollecita la morte per garantire l’esistenza”. La frase, tratta da “Passione del rischio” di David Le Breton, è un buon punto di partenza per discutere di uno dei più famosi testi sulla ricerca del rischio estremo. Il saggio è del 1991, ma conserva una discreta attualità nella descrizione del fenomeno. I “conquistatori dell’inutile” degli anni ottanta, periodo in cui venne raccolto il materiale del libro, non sono affatto diversi da quelli di oggi: si lanciano con l’elastico, si arrampicano, praticano base jumping, usano sostanze psicoattive, corrono in automobile e fanno gare, commettono piccoli ma appariscenti reati e altro ancora.

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Le Breton affronta il rischio estremo da un punto di vista antropologico. Mette subito in chiaro che cercare il rischio può essere una strada del tutto particolare per “sentirsi esistere”, contrapponendo se stessi ad una società alienante. La ricerca del rischio, tuttavia, può trasformarsi progressivamente in una condotta ordalica, l’abbandono di se stessi al “giudizio di Dio”, l’affidarsi al destino per ricevere una parola oracolare sul proprio diritto di esistere e sul proprio avvenire. La finalità del gesto azzardato è allora del tutto diversa. Continua a leggere Passione del rischio – di David Le Breton

Fuggire da sé – Una tentazione contemporanea – di David Le Breton

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da la Repubblica.it

In una società come la nostra — che vede erodersi le protezioni comunitarie, mentre un individuo sempre più solo e privo di certezze viene chiamato a continui cambiamenti e a nuove, diverse prestazioni — la tentazione di tagliare l’angolo e scomparire è piuttosto forte. Accade per senso di inadeguatezza, stress da lavoro, o più semplicemente perché si è deciso di chiamarsi fuori dal gioco. Di queste e altre ragioni dà conto il sociologo e antropologo David Le Breton in Fuggire da sé. Una tentazione contemporanea (Raffaello Cortina Editore). Sì, può accadere, accade che una persona non ce la faccia più «a reggere il proprio personaggio». E abbandoni quei panni. Continua a leggere Fuggire da sé – Una tentazione contemporanea – di David Le Breton